2008-10-11 16:00:22

Congresso sui diritti umani a Salamanca: l'intervento di mons. Crepaldi


Che visione della persona umana deve sostenere l'impegno a favore dei diritti umani? Quali nuove sfide presuppone per i cristiani di oggi rispetto a quelli di sessant'anni fa? Queste le domande poste da mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, durante il suo intervento all'inaugurazione del congresso annuale dell'Istituto Superiore di Studi Europei e Diritti Umani dell'Università Pontificia di Salamanca (UPSA), in Spagna, appena concluso. Per aprire l'incontro, il segretario del dicastero Giustizia e Pace, che ha patrocinato questo congresso su “I diritti umani in Europa a 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo”, ha intitolato il suo intervento “A sessant'anni dalla Dichiarazione dei Diritti Umani”. Il presule ha ricordato che il Magistero della Chiesa, quando parla di diritti umani, non dimentica mai di fondarli su Dio, e nemmeno di radicarli nella legge naturale. La legge naturale non deve essere intesa in modo estatico, ma come “un dialogo di Dio con l'uomo”. Secondo mons. Crepaldi, non c'è dubbio che “alcuni diritti umani sono stati 'intravisti' anche solo dalla ragione e lo stesso San Paolo afferma che anche i popoli che non conoscono Cristo hanno la luce della coscienza intelligente che li guida verso il bene (Rom 2, 14-15)”. È anche vero, tuttavia, che “senza un'anima religiosa i diritti umani, una volta considerati e anche riconosciuti ufficialmente, perdono vigore, e sembra che l'umanità non abbia la forza morale per mantenersi fedele”. Mons. Crepaldi ha risposto alla seconda domanda ricordando in primo luogo che si può sostenere che i diritti umani richiedono un riferimento a Dio citando il cardinale Joseph Ratzinger, che esortò i non credenti a vivere “come se Dio esistesse”, proponendolo come vero criterio di laicità. “Se la laicità esclude programmaticamente Dio, si trasforma in ideologia secolarista. Se invece comprende e accetta che ha bisogno di Dio, almeno come ipotesi, si preserva dalle ideologie e mantiene fermi i riferimenti ai diritti umani”. Il presule ha concluso il suo intervento, riporta l'agenzia Zenit, sottolineando che uno Stato che si preoccupa della verità e del bene non può essere relativista in materia religiosa. (V.V.)







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