2008-10-08 14:24:38

Rapporto FAO 2008 dedicato ai biocarburanti: finora rischi alti per i Paesi poveri e opportunità limitate per quelli ricchi


Dedicato a “I biocarburanti: prospettive, rischi e opportunità”, il Rapporto 2008 sullo stato mondiale dell’alimentazione, presentato stamani dal direttore generale della FAO Jacques Diouf. Roberta Gisotti ha seguito la conferenza stampa nella sede romana dell’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura:RealAudioMP3

Prospettive incerte, rischi alti, opportunità limitate e finora riservate ai Paesi più ricchi. Il rapporto 2008 della FAO mette in guardia il mondo: uno sviluppo non concertato dei biocarburtanti basati su prodotti agricoli non può che aumentare il divario tra Nord e Sud del mondo, attentare alla sicurezza alimentare del pianeta e persino creare ulteriori danni all’ambiente. Se la produzione di biocarburanti è più che triplicata tra il 2000 ed il 2007, in compenso il numero degli affamati lo scorso anno è salito: 75 milioni in più su un totale oggi di 923 milioni di persone cui è negato il diritto primario al cibo.
 
Zucchero, mais e semi oleosi, le materie prime utili alla produzione di biocarburanti, il cui costo di certo crescerà nei prossimi 10 anni - avverte il Rapporto FAO - e causerà ulteriori rialzi dei prezzi alimentari. Ha puntato il dito, Jacques Diouf, sulle politiche messe in atto finora, sui sussidi e sulle barriere commerciali che creano un mercato artificiale a frutto dei produttori dei Paesi OCSE più industrializzati. “La sfida - ha detto - è riuscire a ridurre, o a gestire i rischi e condividere in modo più ampio le opportunità”. Per questo il direttore generale della FAO ha raccomandato politiche agricole rivolte ai piccoli coltivatori nei Paesi poveri, che richiedono “investimenti nelle infrastrutture, nella ricerca, nella finanza rurale, nelle istituzioni commerciali e nei sistemi legali.” Guardando al futuro, buone prospettive arrivano dalla seconda generazione di biocarburanti che utilizzano legno, piante erbacee e residui agricoli e forestali, che potrebbero migliorare - segnala il Rapporto FAO - gli equilibri ambientali.
 
C’è da dire che non è facile farsi un’idea chiara su queste nuove tecnologie, che da un lato sembrano poterci liberare dalla schiavitù del petrolio e dall’altro sembrano incatenarci ad altre dipendenze, di cui ignoriamo ancora gli effetti a medio e lungo termine.







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