Rapporto FAO 2008 dedicato ai biocarburanti: finora rischi alti per i Paesi poveri
e opportunità limitate per quelli ricchi
Dedicato a “I biocarburanti: prospettive, rischi e opportunità”, il Rapporto 2008
sullo stato mondiale dell’alimentazione, presentato stamani dal direttore generale
della FAO Jacques Diouf. Roberta Gisotti ha seguito la conferenza stampa nella
sede romana dell’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura:
Prospettive
incerte, rischi alti, opportunità limitate e finora riservate ai Paesi più ricchi.
Il rapporto 2008 della FAO mette in guardia il mondo: uno sviluppo non concertato
dei biocarburtanti basati su prodotti agricoli non può che aumentare il divario tra
Nord e Sud del mondo, attentare alla sicurezza alimentare del pianeta e persino creare
ulteriori danni all’ambiente. Se la produzione di biocarburanti è più che triplicata
tra il 2000 ed il 2007, in compenso il numero degli affamati lo scorso anno è salito:
75 milioni in più su un totale oggi di 923 milioni di persone cui è negato il diritto
primario al cibo. Zucchero, mais e semi oleosi, le materie prime
utili alla produzione di biocarburanti, il cui costo di certo crescerà nei prossimi
10 anni - avverte il Rapporto FAO - e causerà ulteriori rialzi dei prezzi alimentari.
Ha puntato il dito, Jacques Diouf, sulle politiche messe in atto finora, sui sussidi
e sulle barriere commerciali che creano un mercato artificiale a frutto dei produttori
dei Paesi OCSE più industrializzati. “La sfida - ha detto - è riuscire a ridurre,
o a gestire i rischi e condividere in modo più ampio le opportunità”. Per questo il
direttore generale della FAO ha raccomandato politiche agricole rivolte ai piccoli
coltivatori nei Paesi poveri, che richiedono “investimenti nelle infrastrutture, nella
ricerca, nella finanza rurale, nelle istituzioni commerciali e nei sistemi legali.”
Guardando al futuro, buone prospettive arrivano dalla seconda generazione di biocarburanti
che utilizzano legno, piante erbacee e residui agricoli e forestali, che potrebbero
migliorare - segnala il Rapporto FAO - gli equilibri ambientali. C’è
da dire che non è facile farsi un’idea chiara su queste nuove tecnologie, che da un
lato sembrano poterci liberare dalla schiavitù del petrolio e dall’altro sembrano
incatenarci ad altre dipendenze, di cui ignoriamo ancora gli effetti a medio e lungo
termine.