Cultura dell'accoglienza e solidarietà fraterna i valori indicati da Benedetto XVI
nel messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 18
gennaio 2009
“Gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro
accoglienza verso tutti”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la 95.ma
Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, incentrato sul tema: “San Paolo migrante,
Apostolo delle genti”. Lo spunto - aggiunge il Papa - è la “felice coincidenza dell’anno
giubilare indetto in occasione del bimillenario della nascita dell’apostolo”. Il messaggio
del Santo Padre per la Giornata, che si celebrerà il prossimo 18 gennaio, è stato
presentato stamani nella Sala Stampa Vaticana dal cardinale Renato Raffaele Martino,
presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti,
e dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario dello stesso dicastero. Il porporato
ha anche espresso l'auspicio che Benedetto XVI possa pubblicare entro la fine dell'anno
una enciclica sociale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
San Paolo,
“migrante per vocazione”, “itinerante ambasciatore di Cristo” e autentico “missionario
dei migranti” si tramutò da persecutore dei cristiani in Apostolo delle Genti dedicando
la propria vita a far conoscere ed amare Gesù, perché “in Lui tutti i popoli sono
chiamati a diventare un solo popolo”. Questa - osserva il Santo Padre nel Messaggio
- è anche oggi, nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa. Missione,
aggiunge, che “con attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo
dei migranti includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne”. Presentando
il Messaggio del Papa ai giornalisti, il cardinale Renato Raffaele Martino
ha sottolineato la dimensione globale delle migrazioni:
“Questo clima
di chiusura rende ancor più triste e amara la vicenda umana di molti immigrati, spingendoli
altresì a condizioni di irregolarità. Ma il fenomeno migratorio in un mondo globalizzato
sta diventando, di fatto, inarrestabile: il problema non si risolverà chiudendo le
frontiere, ma accogliendo, con giusto regolamento, equilibrato e solidale, i flussi
migratori da parte degli Stati”.
San Paolo - si legge ancora nel messaggio
del Papa - si è contraddistinto per zelo apostolico e per quella che il Santo Padre
definisce “la foga del lottatore”: conquistato da Cristo restò a Lui intimamente unito
e “nessuna difficoltà gli impedì di proseguire nella sua coraggiosa azione evangelizzatrice
in città cosmopolite come Roma e Corinto”. Il contatto con questo mosaico di etnie
e culture porta San Paolo a proporre un modello di Chiesa aperta a tutti, senza distinzioni
di cultura e di razza, protesa verso l’ottica della “solidarietà fraterna”. “Anche
oggi - sottolinea il Santo Padre - va proposto il messaggio della salvezza con lo
stesso atteggiamento dell’Apostolo delle Genti, tenendo conto delle diverse situazioni
sociali e culturali”, e delle particolari difficoltà di ciascun migrante. Ma l’attuale
scenario internazionale - ha fatto notare in conferenza stampa l’arcivescovo
Agostino Marchetto - presenta diverse criticità:
“Si ha l’impressione
che da anni i rifugiati vengano trattati senza considerazione dalle ragioni che li
forzano a fuggire. Ciò si è tradotto anche in tentativi di impedire loro l’ingresso
nei Paesi di arrivo e nell’adozione di misure destinate a renderlo più difficoltoso.
Purtroppo, questo atteggiamento adottato dai Paesi del Nord del mondo ha ripercussioni
negative sulle politiche verso i rifugiati seguite nel Sud”.
“La
solidarietà - ha spiegato il presule - è particolarmente collegata alla capacità di
capire che formiamo tutti una sola famiglia umana, al di là delle differenze di nazionalità,
razza, etnia, religione, situazione economica e atteggiamento ideologico, e che siamo
interdipendenti, custodi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, dovunque essi
vivano. Lo straniero è il messaggero di Dio, che sorprende e rompe la regolarità e
la logica della vita quotidiana, portando vicino chi è lontano”. “Un tale atteggiamento
- ha detto l'arcivescovo - contraddice gli attuali comportamenti di discriminazione,
xenofobia e razzismo”.
Riferendosi alla fratellanza
degli uomini, figli dello stesso Padre, il Papa pone nel documento anche degli interrogativi:
“Come non farci carico di quanti, in particolare tra rifugiati e profughi, si trovano
in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi
è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato,
spesso escluso dalla società? A queste domande, il cardinale Renato Raffaele Martino
accosta una sola, possibile risposta: “la cultura dell’accoglienza”:
“Bisogna
infatti, facilitare una graduale integrazione dei migranti, nel rispetto della loro
identità culturale e anche di quella della popolazione locale. Da ciò scaturisce la
pratica generosa dell’ospitalità che è figlia primogenita dell’agapê”.
Benedetto
XVI auspica infine che “l’insegnamento di San Paolo, umile-grande apostolo e migrante,
evangelizzatore di popoli e culture, ci sproni a comprendere che l’esercizio della
carità costituisce il culmine e la sintesi dell’intera vita cristiana. Nell’amore
- scrive infine il Santo Padre - è condensato l’intero messaggio evangelico e gli
autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza
verso tutti”. A margine della conferenza stampa, il cardinale Raffaele Martino ha
confermato infine che "il progetto di una enciclica sociale c'è ed è acquisito: Speriamo
- ha spiegato il porporato - che il Papa possa pubblicarla prima della fine dell'anno".