Terza giornata di lavori al Sinodo dei vescovi, in Vaticano, dedicata alla diffusione
della Bibbia nel mondo. Ricevuti da Benedetto XVI i membri delle “United Bible Societes”.
Terza giornata di lavori, oggi, per il Sinodo dei Vescovi, sul tema “La Parola di
Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. In mattinata, la XII Assemblea generale
ordinaria ha visto le prime votazioni per l’elezione dei membri della Commissione
per il Messaggio. Quindi, è iniziata la discussione generale. Nell’intervallo dei
lavori, Benedetto XVI ha ricevuto i membri delle “United Bible Societes”, il cui segretario
generale, il rev.do Miller Milloy, è presente al Sinodo come invitato speciale. Ce
ne parla Isabella Piro:
Hanno portato un dono particolare al Papa
le Società bibliche unite: una versione poliglotta della Bibbia. E per volere del
Santo Padre, ha spiegato il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic,
una copia del volume verrà donata a tutti i partecipanti all’Assemblea, compresi gli
esperti e gli uditori. La mattinata odierna è stata, intanto,
densa di riflessioni. Tra le principali, quello del cardinale Angelo Sodano, decano
del collegio Cardinalizio, che ha sottolineato la numerosa presenza dei porporati
al Sinodo: una bella forma di integrazione e collaborazione, ha detto, fra i due organismi
chiamati ad aiutare il Pastore della Chiesa universale. In
molte relazioni, l’argomento principale è stata la necessità di trovare nuovi strumenti
per la diffusione e la valorizzazione delle Sacre Scritture. Come ha fatto l’arcivescovo
di Camberra, Mark Coleridge, che ha suggerito la formazione di un Direttorio generale
per le omelie, affinché la predicazione sia ispirata all’esperienza universale della
Chiesa, senza trascurare gli aspetti peculiari delle Chiese locali. Dal
suo canto, il cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali
d’Europa, ha richiamato l’attenzione sui pericoli creati dalle pubblicazioni più sensazionali
che scientifiche, come l’aporcifo Vangelo di Giuda. Scritti che, ha detto, portano
a confondere fonti credibili e non credibili sulla storia di Gesù Cristo. Centrato
sui rischi rappresentati delle sètte religiose è stato, invece, l’intervento di mons.
Laurent Mosengwo Pasinya, segretario speciale del Sinodo. “La dottrina delle sètte
- ha affermato - è generalmente basta su un’interpretazione fondamentalista delle
Sacre Scritture”. E’ necessario, quindi, ricorrere a criteri interpretativi stabili,
quali l’adesione alla tradizione apostolica e la coerenza con tutta la Scrittura.
Criteri, ha concluso il presidente della Conferenza episcopale del Congo, che proteggono
da un’interpretazione fondamentalista e soggettiva della Parola di Dio. E
nel pomeriggio di ieri, i lavori del Sinodo hanno visto la prima delle numerose novità
introdotte quest’anno, ovvero le cinque relazioni continentali sulla realtà della
Chiesa nel mondo. Subito dopo, l’inedito intervento del rabbino capo di Haifa, Cohen,
presente al Sinodo come invitato speciale. Si è trattato della prima volta di un rabbino,
e un non cristiano, di rivolgersi ai padri Sinodali. Il servizio di Isabella Piro:
"It’s indeed
a privilege, may I say, a rare honour…" Un privilegio ed un
onore: così il Rabbino Cohen ha definito l’invito a parlare al Sinodo dei vescovi.
Un gesto significativo, ha detto, un segnale di speranza e un messaggio di pace per
le generazioni presenti e future. “Vedo nel vostro invito - ha aggiunto il Rabbino,
rivolgendosi ai Padri sinodali - una dichiarazione del fatto che continuate a riferirvi
a noi come i vostri 'Fratelli Maggiori'”. Quindi, il rappresentante ebraico si è soffermato
sul valore delle Sacre Scritture, affermando che “la preghiera è la lingua dell’anima
donataci da Dio”. Infine, il rabbino ha ricordato il dolore patito dal popolo ebraico,
in particolare l’Olocausto, mettendo in guardia dai rischi di un ritorno dell’antisemitismo. Subito
dopo, il cardinale Albert Vanhoye si è soffermato sulla reale possibilità di dialogo
tra ebrei e cristiani, in nome di un patrimonio comune: “Il dialogo resta possibile
- ha detto il porporato - poiché ebrei e cristiani posseggono un patrimonio comune
che li unisce ed è fortemente auspicabile, per eliminare progressivamente da una parte
e dall’altra, pregiudizi ed incomprensioni, per favorire una migliore conoscenza del
patrimonio comune e per rafforzare i reciproci legami”. Ma il
pomeriggio di ieri era iniziato con un’altra novità, ovvero le relazioni sulla realtà
della Chiesa nei cinque continenti. "Filo rosso" tra i Paesi è apparsa la sfida dell’evangelizzazione
di fronte ad un mondo che cambia velocemente. Come accade in Africa, di cui è stato
detto che la percentuale di cattolici si aggira ancora intorno al 14%. Ricordate,
in particolare, le pesanti oppressioni, le limitazioni alla libertà e le persecuzioni
subite dai cristiani in Asia, soprattutto in India. Infine, sulla scia del discorso
pronunciato dal Papa il mese scorso al mondo della cultura francese, l’Europa è stata
richiamata affinché guardi al cristianesimo come chiave di lettura per comprendere
se stessa.