2008-10-07 14:08:55

Servire Cristo e la Chiesa è l’eredità che Pio XII ha lasciato a tutti noi: così, padre Paolo Molinari, nel 50.mo della morte di Papa Eugenio Pacelli


Il 9 ottobre del 1958 Pio XII tornava alla Casa del Padre. Nel suo lungo Pontificato, durato 19 anni, Papa Eugenio Pacelli dovette affrontare la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e guidare la Chiesa in tempi difficili dando vita a riforme ancora oggi feconde. Intervistato da Alessandro Gisotti, il gesuita padre Paolo Molinari, postulatore della Causa di Beatificazione di Pio XII, si sofferma sull’eredità spirituale lasciata alla Chiesa dal “Pastor Angelicus”:RealAudioMP3

R. - La ferma volontà che egli ha avuto di servire la Chiesa, Sposa di Cristo, da lui amata sopra ogni cosa. E’ questa l’eredità che egli ha lasciato per tutti. A Cristo Eugenio Pacelli ha dato la sua vita proprio per poter lavorare con Lui per il Regno di Dio. Il dovere fu dunque vissuto da Eugenio Pacelli come un servizio di amore. In questo credo si trovi l’eredità quanto mai attuale che egli, come uomo di Dio e Santo Pontefice, ha lasciato a tutti noi perché ciascuno di noi possa e debba come cristiano vivere, appunto, per Cristo e in unione a Lui per il bene degli altri.
 
D. - Pio XII si impegnò instancabilmente per la causa della pace in tempi terribili...
 
R. - Quando Benedetto XV, il primo agosto 1917, lanciò il suo appello alle nazioni belligeranti, affinché mettessero fine all’immane ed inutile strage della Prima Guerra mondiale, Eugenio Pacelli, allora nunzio in Germania, si adoperò in ogni possibile modo presso le supreme autorità della Germania e dell’Austria, affinché dessero seguito al pressante invito del Papa. Una volta eletto Pontefice, il 2 marzo 1939, Pacelli compì ogni possibile sforzo per evitare la Seconda Guerra mondiale. Basta ricordare il grido da lui lanciato tramite la Radio Vaticana: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. L’Italia non era ancora entrata nel conflitto, al momento dello scoppio, perciò Pio XII si impegnò alacremente per far sì che l’Italia si tenesse fuori da tale conflitto. E allo scopo si recò personalmente, cosa eccezionale, al Quirinale, dal quale i Pontefici erano stati cacciati. Lo fece per trattare con il re Vittorio Emanuele III e cercare di indurlo a fare ogni cosa per evitare tale calamità. Durante tutto lo svolgimento del conflitto, Pio XII si occupò in ogni modo per lenire le sofferenze causate dalla guerra ed essere vicino in una varietà di modi a chi ne soffriva le conseguenze.
 
D. - Durante la Seconda Guerra Mondiale, la difesa degli ebrei divenne una delle principali preoccupazioni di Pio XII, eppure su questo argomento persistono letture controverse. Cosa si sta facendo per ristabilire la verità dei fatti?
 
R. - Io direi che nonostante le falsità che sono state diffuse - e in questo il mondo mediatico ha delle responsabilità enormi - ormai grazie a Dio è più che evidente ed accettato da tutti coloro che vogliono accettare e che non vogliono rimanere nel buio, che Pio XII più di qualunque altra autorità si è dato da fare indefessamente per salvare la vita del più grande numero possibile di perseguitati, in modo particolare degli ebrei, e ciò non solo a Roma, ma in tutti i territori occupati dai nazisti. Ora è chiaramente provato, come egli abbia agito: con saggezza e responsabile prudenza, avvalendosi delle nunziature, dei vescovi, dei sacerdoti, dei laici, dei conventi, dei monasteri, per dare asilo e mantenere in vita migliaia e migliaia di persone.
 
D. - Quanto il Concilio Vaticano II attinse dalle sue 41 encicliche?
 
R. - Negli atti del Concilio Vaticano II, i riferimenti ai documenti pacelliani sono i più numerosi, secondi solo a quelli della Sacra Scrittura. La prima costituzione promulgata dal Concilio Vaticano II fu la Sacrosanctum Concilium che tratta della liturgia. Non si può ignorare il fatto che, fin dagli anni ’40, era stato proprio Pio XII a promuovere non soltanto studi sulla liturgia, ma anche a favorire il movimento liturgico. Conscio come era che la vita della Chiesa si nutra della Parola di Dio, Eugenio Pacelli nel 1943 produsse l’Enciclica Divino Afflante Spiritu per dare ai ricercatori in campo biblico delle lungimiranti e illuminate direttive, di cui si avvalse il Concilio per produrre la costituzione Dei Verbum. Ma anche al di fuori dell’insegnamento da lui dato per mezzo delle Encicliche, moltissimo egli ha fatto per illuminare i fedeli di ogni Stato sul loro compito e sui loro doveri come cristiani. Il Vaticano II si avvarrà grandemente dell’insegnamento dato da Pio XII, nel comporre il Decreto pastorale sul compito dei laici nella Chiesa, l’Apostolicam Actuositatem.
 
D. - Come procede la Causa di Beatificazione di Papa Eugenio Pacelli?
 
R. - Il giorno 8 maggio 2007, si è tenuta in Vaticano la Congregazione dei cardinali e vescovi, la più alta autorità giudicante della Congregazione delle Cause dei Santi, composta da 13 membri, provenienti da sei nazioni diverse. Il risultato di questo esame della posizione e quindi della vita, attività e santità di Pio XII è stato unanimemente positivo ed estremamente elogiativo. E’ altamente poi significativo il fatto che, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Pio XII, Benedetto XVI presiederà egli stesso la Santa Messa, e ciò egli lo vuol fare per commemorare ed onorare il suo grande e benemerito predecessore.







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