Le relazioni introduttive al Sinodo tenute dal cardinale Ouellet e da mons. Eterović
Subito dopo il discorso del Santo Padre, Benedetto XVI, i lavori del Sinodo dei vescovi
sono proseguiti con il saluto di uno dei presidenti delegati, il cardinale Joseph
Levada, la relazione introduttiva del segretario generale dell’assise sinodale, mons.
Nikola Eterović, e con la Relatio ante disceptationem del relatore generale,
cardinale Marc Ouellet. Dall’Aula del Sinodo, ce ne parla Isabella Piro:
“La Parola
di Dio è anima della teologia e ispiratrice di tutta l’esperienza cristiana”: questo
il saluto del cardinale Levada, che ha poi ricordato le responsabilità sia del Magistero
che dei vescovi nel porsi al servizio del popolo di Dio, istruendo i fedeli sul corretto
uso dei Libri Sacri. Solo chi ha familiarità con Dio, infatti, può diventarne annunciatore.
Più
tecnica ed analitica, invece, la relazione di mons. Eterović: dopo essersi
soffermato su alcune novità introdotte da questo Sinodo, come le cinque relazioni
sulla realtà della Chiesa nei diversi continenti, il presule ha ribadito lo scopo
del Sinodo:
“In votis est, ut haec Synodus… Il presente Sinodo dovrebbe aiutare a riscoprire la Parola di Dio nel suo
aspetto cristologico e pneumatologico e, dunque, a favorire un rinnovamento della
Chiesa, una nuova primavera che, nell’ascolto di ogni parola proveniente dalla bocca
di Dio, si percepisce continuamente giovane e dinamica”. Sullo
stesso punto si è soffermato il cardinale Ouellet, nella sua Relatio ante disceptationem:
“Il Sinodo deve far fronte alla grande sfida della trasmissione della fede nella Parola
di Dio oggi - ha detto - In un mondo pluralista, caratterizzato dal relativismo e
dall’esoterismo, la nozione stessa di Rivelazione richiede dei chiarimenti”.
Scendendo
più nel dettaglio, il cardinale Ouellet si è soffermato sulla Sacra Liturgia e, in
particolare, sull’omelia: l’insoddisfazione di molti fedeli nei confronti della predicazione,
ha detto, “spiega in parte la fuga di molti cattolici verso altri gruppi religiosi”.
Per colmare queste lacune, allora, il relatore generale suggerisce un testo “illuminato
dallo Spirito Santo”, spiegato in modo “semplice e familiare”, che faccia da mediazione
per l’incontro tra il Cristo e la comunità, perché ciò che interessa il predicatore
è “l’esperienza di fede di abbandonarsi a Cristo e di obbedirgli”.
Quindi,
il cardinale Ouellet ha ricordato “i conflitti e le tensioni ricorrenti” derivati
dall’interpretazione delle Scritture nella Chiesa. In particolare, il porporato ha
fatto riferimento alla “crisi dell’esegesi” che colpisce la comunione ecclesiale,
“a causa del clima di tensione, spesso malsano, che regna fra teologia universitaria
e il Magistero ecclesiale”. Su questo punto, l’arcivescovo di Québec ha affermato
che il Sinodo potrebbe “intensificare il dialogo fra pastori, teologi ed esegeti”.
Nell’ultima parte della relazione, il cardinale
Ouellet ha affrontato due temi portanti: l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.
Sebbene nel tempo gli incontri ed i dialoghi ecumenici abbiano suscitato “frutti di
fraternità, riconciliazione e aiuto reciproco”, il porporato ha ricordato che “la
situazione attuale è caratterizzata da un certo malessere che richiede una conversione
più profonda all’”ecumenismo spirituale”. Quindi, il cardinale Ouellet ha citato un
esempio:
“E copiosa testium acie in ecumenismo nostrae aetatis… Tra
le numerose testimonianze ecumeniche del nostro tempo, citiamo a titolo di esempio
il movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, la cui spiritualità dell’unità
pone l’accento su 'l’amore reciproco' e l’obbedienza alla 'Parola di vita”'. Quanto
al dialogo interreligioso, il cardinale Ouellet ha citato prima di tutto la religione
ebraica: “Tenuto conto della storia tragica delle relazioni fra Israele e la Chiesa”,
ha detto”, è necessario “un dialogo rispettoso e costruttivo con il giudaismo”, anche
perché “il popolo ebraico occupa un posto particolare in quanto erede della prima
Alleanza”. Subito dopo, ha aggiunto, seguono i fedeli di fede musulmana, definiti
“alleati nella difesa della vita umana e nell’affermazione dell’importanza sociale
della religione”. “Le audaci iniziative di Papa Benedetto XVI - ha ribadito il porporato
- sostengono la prosecuzione perseverante del dialogo con l’Islam”.
Infine,
lo sguardo dell’arcivescovo di Québec è andato a “coloro che non hanno mai sentito
parlare della Parola di Dio”, soprattutto oggi che i nuovi mezzi di comunicazione
aprono “il campo della missione a nuove iniziative d’evangelizzazione in uno spirito
di autentica inculturazione”. “Il Sinodo - ha concluso - deve ascoltare, discernere
ed incoraggiare i progetti di trasmissione delle Sacre Scritture in tutti questi nuovi
linguaggi che aspettano di servire la Parola di Dio”.
Successivamente,
durante la conferenza stampa seguente la Relatio ante disceptationem, il cardinale
Ouellet ha risposto così alle domande dei giornalisti, che si informavano su una probabile
Enciclica del Santo Padre sull'interpretazione delle Sacre Scritture:
"A
riaffermare, insistere, sull'importanza della Parola di Dio nella vita della Chiesa
ci sarà certamente l'Esortazione apostolica del Santo Padre. Ma che su questioni più
fondamentali, come l'ispirazione, i rapporti tra i due Testamenti, un'Enciclica del
Papa abbia un livello di autorità molto superiore al lavoro di una Commissione, anche
Pontificia".