Il rettore della cattedrale di Città del Messico chiama a lottare contro la corruzione
“I cattolici sono chiamati sempre a lottare contro ogni forma di corruzione e impunità
nonché contro ogni menzogna”. Così, ieri, il rettore della cattedrale di Città del
Messico, Rubén Ávila Enriquez, durante la Santa Messa presieduta al posto dell’arcivescovo
cardinale Norberto Rivera Carrera colpito da un grave lutto: la morte della sua anziana
madre, la signora Soledad Carrera de Rivera. Ricordando che la “corruzione esiste
certamente in alcune parti delle istituzioni e tra membri delle nostre autorità”,
padre Ávila Enriquez sottolinea che tale realtà, “purtroppo è finita per infiltrare
l’intero sistema messicano, sia tra i piccoli commercianti sia tra i grandi. È molto
triste che le ambizioni di potere e di denaro - ha aggiunto - distruggano le persone
e loro coscienze, ma è altrettanto doloroso costatare che le persone vengono manovrate
quasi come pupazzi, che si faccia ricorso all’omicidio e alla corruzione delle coscienze
con il denaro”. Il mondo cattolico e tutti i messicani onesti e di buona volontà,
cioè la stragrande maggioranza della Nazione, provano “ripugnanza” di fronte al dilagare
della corruzione e dell’impunità e perciò padre Rubén Ávila Enriquez, rifacendosi
a documenti dell’Episcopato, ha ribadito la richiesta al governo del Presidente Felipe
Calderón Hinojosa di un’azione più efficace, oltre a quanto sta facendo già oggi,
per contrastare e mettere fine a questi fenomeni, e soprattutto per “punire i colpevoli”.
“Che la situazione oramai sia molto seria - ha spiegato il rettore della cattedrale
della capitale messicana - lo dimostra il fatto che, in ogni settore sociale, se ne
parla con indignazione e a volte morbosità”. Ormai è sulla bocca di tutti che “i politici
sono corrotti, che esistono mafie e organizzazioni dedite al vizio e alla droga, pornografia,
prostituzione, evasione fiscale, discriminazioni e sfruttamento dei bisognosi”, ha
precisato il rettore. “È dovere di ogni buon cittadino e di ogni cattolico, contrastare
questo clima di corruzione e d’impunità e tutti sono chiamati ad esercitare la denuncia
e il rifiuto. È questo modo di pensare che ha portato al sostegno, da parte dell’episcopato
messicano, a migliaia di cittadini che hanno marciato per le strade del Paese per
chiedere al governo la fine di tutto questo”. “Non va dimenticato, ha concluso, che
la menzogna non ha scuse e dunque, ora più che mai, occorre dire e difendere la verità”.
(A cura di Luis Badilla)