2008-10-06 15:35:05

Cordoglio nel mondo giuridico e politico in Italia per la scomparsa di Leopoldo Elia


Lutto in Italia per la morte ieri sera del prof. Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale. Illustre giurista, il prof Elia, 82 anni, originario di Fano nelle Marche, aveva dedicato gran parte della sua vita al diritto costituzionale; autore di numerosi saggi e docente nelle Università di Urbino, Ferrara, Torino e Roma; dall’’81 all’’85 presidente della Consulta; stretto collaborato di Aldo Moro, nell’’86 aveva abbracciato l’attività politica nelle file della Democrazia Cristiana, poi nel Partito Popolare e nella Margherita; parlamentare per quasi 20 anni fino al 2006. Ascoltiamo il ricordo del prof. Francesco Paolo Casavola, suo compagno di liceo, carriere parallele, anch’egli presidente emerito della Consulta, oggi alla guida dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. L’intervista di Roberta Gisotti.RealAudioMP3

 
D. – “Cattolico democratico fedele all’ordinamento repubblicano”, così si definiva il professore Elia che aveva speso grandi energie in Parlamento, fortemente preoccupato, negli ultimi anni, da possibili derive costituzionali. Professor Casavola, che cosa paventava?
 R. – Essendo stato con lui dentro ai gruppi che si ispiravano al cattolicesimo democratico, soprattutto attorno a Pietro Scoppola, eravamo preoccupati di un mutamento della forma di governo, perché quella voluta dai costituenti è la forma di governo parlamentare, mentre la forma di governo che tendesse ad accentuare il presidenzialismo ci avrebbe portato fuori dall’alveo della tradizione che noi riconoscevamo più adeguata alla storia del nostro Paese. Si temeva, appunto, da un lato, una riforma della Costituzione in senso presidenzialista e in senso autoritario dunque, e dall’altro, il fatto che nella crisi del pluralismo partitico che aveva caratterizzato i decenni ’80 e ’90 si potesse arrivare ad un bipolarismo intransigente in grado di giustificare una dittatura della maggioranza. Però, Leopoldo era anche uomo non solo di preoccupazioni, era anche un uomo che cercava soluzioni, cercava di non andare allo scontro con traguardi che potessero apparire inevitabili. Ogni ostacolo sulla via di raddrizzamento del corso della nostra vita democratica gli sembrava superabile e spendeva molte, molte delle sue energie intellettuali e del suo impegno pubblico per evitarli.
 
D. – Al di là delle contingenze politiche, quale eredità raccogliere dal professor Elia?

 R. – Innanzitutto, l’attenzione per lo stretto rapporto tra sistema politico e sistema costituzionale scritto, codificato. Aveva una grande attenzione per gli eventi politici e per i loro protagonisti. Questo lo portava a comprendere anche in termini comparativistici quello che accadeva negli altri Paesi del mondo e in altri Paesi d’Europa, e in Francia in modo particolare.
 
D. - Quindi era un esponente del mondo del diritto che è sempre in dialogo con il mondo politico?

 R. – Sempre, costantemente. Per lui questa era una premessa di ordine metodologico, che ha sempre avuto un grande ruolo nella sua formazione intellettuale e nella sua opera di intellettuale.







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