2008-10-05 14:38:19

Più maestri per sconfiggere l’analfabetismo: il richiamo dell’UNESCO nella Giornata mondiale degli insegnanti. La riflessione di mons. Aldo Martini, presidente dell’OPAM


Per sconfiggere la piaga dell’analfabetismo, bisogna investire sulla formazione dei maestri: è quanto chiede l’UNESCO nell’odierna Giornata mondiale degli insegnanti. L’organizzazione dell’ONU sottolinea che mancano almeno 18 milioni di maestri per raggiungere gli obiettivi sull’istruzione fissati per il 2015. La situazione è particolarmente grave in Africa dove gli insegnanti hanno classi anche di 60 alunni. Il problema, tuttavia, non è solo di quantità. A sottolinearlo è mons. Aldo Martini, presidente dell’OPAM, Opera di Promozione per l'Alfabetizzazione nel Mondo, intervistato da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. – Non basta fare le scuole, una volta che le scuole sono costruite, i problemi sono due: chi le può frequentare e chi va ad insegnare in queste scuole. Ora, chi le può frequentare è il problema numero uno perché il primo ostacolo è la povertà che sta aumentando in tutto il mondo e colpisce in forma macroscopica i Paesi più poveri: con mezzo euro al giorno per famiglia, chi può permettersi di mandare i figli a scuola, pagare i libri, ecc.? Ma il secondo ostacolo, non è meno grave: chi è preparato ad insegnare? La prima emergenza per noi è la formazione degli insegnanti: mancano scuole di formazione che li preparino, mancano i formatori, a volte gli insegnanti sono ragazzi che hanno terminato le scuole medie e vengono “arruolati” come insegnanti. Soprattutto mancano stimoli che indirizzino i giovani ad intraprendere questa carriera che è una missione. Quindi abbiamo il problema degli insegnanti non pagati, degli insegnanti sotto pagati... Alla fine si scoraggiano e allora o emigrano verso altre professioni o emigrano materialmente verso le città ad ingrossare la massa dei disperati, o peggio si adeguano a vivere di espedienti.

 
D. – Proprio per venire incontro alle necessità degli insegnanti nei Paesi in via di sviluppo, l’OPAM, da tempo, ha lanciato un’iniziativa, se vogliamo originale, cioè l’adozione dei maestri?

 
R. – Effettivamente è così. Un pensiero che è nato proprio dall’esperienza, dal vedere come se è facile trovare un finanziamento per erigere una scuola, è molto più difficile far capire che questi insegnanti non sono, come da noi, pagati dallo Stato. In gran parte dei Paesi dell’Africa subsahariana in particolare, ma anche dell’America Latina, anche di tante zone dell’India, l’insegnamento teoricamente è gratuito ma in pratica l’insegnamento ricade sui genitori che devono non soltanto mantenere le scuole, ma soprattutto pagare gli insegnanti. Allora la nostra campagna consiste nel garantire uno stipendio minimo – minimo vuol dire 15, 20 euro al mese – attraverso i quali questi insegnanti possono rimanere sul posto. Le diocesi fanno da parte loro quello che possono. Questo è l’unico modo per salvare la scuola e per dare anche a questa scuola una qualità, giacché gli insegnanti, se aiutati, sono responsabilizzati e sottoposti ad un giudizio della comunità.







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