L’uomo del nostro tempo non elimini Dio dal proprio orizzonte: l’esortazione del
Papa alla Messa a San Paolo fuori le Mura per l’apertura del Sinodo dei Vescovi sulla
Parola di Dio
Nutrirsi della Parola di Dio, che cambia il cuore dell’uomo, è il primo compito della
Chiesa: è quanto sottolineato da Benedetto XVI durante la Messa nella Basilica di
San Paolo fuori le Mura, con la quale stamani si è aperta la XII Assemblea generale
ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione
della Chiesa”, evento che si svolgerà in Vaticano fino al 26 ottobre. Hanno concelebrato
la Messa di stamani i padri sinodali e i collaboratori: 52 cardinali, 14 membri delle
Chiese Orientali, 45 arcivescovi, 130 vescovi e 85 presbiteri. Il Pontefice ha ribadito
che l’annuncio del Vangelo è la ragion d’essere della Chiesa ed ha esortato le nazioni,
un tempo ricche di fede, a non eliminare Dio dal proprio orizzonte. All’Angelus, in
Piazza San Pietro, il Papa ha quindi invitato le famiglie a far sì che la Parola di
Dio accompagni sempre la loro vita. Il servizio di Alessandro Gisotti: (Canti: Laudes
Regiae) Solo la Parola di Dio può cambiare davvero il cuore dell’uomo:
è il messaggio che Benedetto XVI consegna a tutti i fedeli nella Messa per l’apertura
del Sinodo su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. In una
Basilica San Paolo fuori le Mura gremita, il Papa ha esortato i padri sinodali a lavorare
per “rendere sempre più efficace l’annuncio del Vangelo in questo nostro tempo”: “Avvertiamo
tutti quanto sia necessario porre al centro della nostra vita la Parola di Dio, accogliere
Cristo come unico nostro Redentore, come Regno di Dio in persona, per far sì che la
sua luce illumini ogni ambito dell’umanità: dalla famiglia alla scuola, alla cultura,
al lavoro, al tempo libero e agli altri settori della società e della nostra vita”.
Partecipando alla Celebrazione eucaristica, ha proseguito il Papa,
“avvertiamo sempre lo stretto legame che esiste tra l’annuncio della Parola di Dio
e il Sacrificio eucaristico: è lo stesso Mistero che viene offerto alla nostra contemplazione”.
Quando Dio parla, ha rilevato il Pontefice, “sollecita sempre una risposta; la sua
azione di salvezza richiede l’umana cooperazione, il suo amore attende corrispondenza”: “Solo
la Parola di Dio può cambiare in profondità il cuore dell’uomo, ed è importante allora
che con essa entrino in una intimità sempre crescente i singoli credenti e le comunità.
L’Assemblea sinodale volgerà la sua attenzione a questa verità fondamentale per la
vita e la missione della Chiesa. Nutrirsi della Parola di Dio è per essa il compito
primo e fondamentale”. In effetti, ha proseguito il Papa, “se l’annuncio
del Vangelo costituisce la sua ragione d’essere e la sua missione, è indispensabile
che la Chiesa conosca e viva ciò che annuncia, perché la sua predicazione sia credibile,
nonostante le debolezze e le povertà degli uomini che la compongono”. In questo Anno
Paolino, il Papa non ha poi mancato di richiamare l’esempio di San Paolo, “intrepido
testimone e araldo della Parola di Dio”, il suo grido: “Guai a me se non predicassi
il Vangelo”. Tanti, ha costatato Papa Benedetto, non hanno ancora incontrato il Vangelo;
altri, pur avendo ricevuto una formazione cristiana, “si sono affievoliti nell’entusiasmo
e conservano con la Parola di Dio un contatto superficiale”, altri ancora si sono
“allontanati dalla pratica della fede e necessitano di una nuova evangelizzazione”,
né mancano persone di retto sentire che si pongono domande esistenziali a cui solo
Cristo può rispondere. Di qui la vibrante esortazione del Papa: “Diviene
allora indispensabile per i cristiani di ogni continente essere pronti a rispondere
a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro (cfr 1 Pt 3,15), annunciando
con gioia la Parola di Dio e vivendo senza compromessi il Vangelo”. Il
Papa si è inoltre soffermato sulla pagina del Vangelo domenicale, la parabola di Gesù
sui vignaioli che uccidono il figlio del proprietario della vigna convinti così di
potersene impossessare. E’ un passo, ha avvertito, che “interpella il nostro modo
di pensare e di agire”, in modo speciale i popoli che hanno ricevuto l’annuncio del
Vangelo. Guardando la storia, ha riconosciuto il Pontefice, “siamo costretti a registrare
non di rado la freddezza e la ribellione di cristiani incoerenti”. In conseguenza
di ciò, “pur non venendo mai meno alla sua promessa di salvezza”, Dio “ha dovuto spesso
ricorrere al castigo”. Il pensiero va alle comunità cristiane inizialmente fiorenti,
ma poi scomparse e ricordate oggi solo nei libri di storia. Riflessione sul passato
a cui il Papa fa seguire un interrogativo per il presente: “Non potrebbe
avvenire la stessa cosa in questa nostra epoca? Nazioni un tempo ricche di fede e
di vocazioni ora vanno smarrendo la propria identità, sotto l’influenza deleteria
e distruttiva di una certa cultura moderna. Vi è chi, avendo deciso che “Dio è morto”,
dichiara “dio” se stesso, ritenendosi l’unico artefice del proprio destino, il proprietario
assoluto del mondo”. “Sbarazzandosi di Dio e non
attendendo da Lui la salvezza”, ha proseguito, “l’uomo crede di poter fare ciò che
gli piace e di potersi porre come sola misura di se stesso e del proprio agire”: “Ma
quando l’uomo elimina Dio dal proprio orizzonte, dichiara Dio morto è veramente più
felice? Diventa veramente più libero? Quando gli uomini si proclamano proprietari
assoluti di se stessi e unici padroni del creato, possono veramente costruire una
società dove regnino la libertà, la giustizia e la pace?” In
realtà, è l’amara costatazione del Papa, così facendo si estendono “l’arbitrio del
potere, gli interessi egoistici, l’ingiustizia e lo sfruttamento, la violenza in ogni
sua espressione”. Il punto d’arrivo, alla fine, “è che l’uomo si ritrova più solo
e la società più divisa e confusa”. Nelle parole di Gesù, però, c’è una promessa:
“La vigna non sarà distrutta”. Se in alcune regioni la fede arriva ad estinguersi,
in altre, ha rassicurato il Papa, vi saranno sempre popoli pronti ad accoglierla.
“Il male e la morte – ha ribadito – non hanno l’ultima parola, ma a vincere alla fine
è Cristo”: “La Chiesa non si stanca di proclamare questa
Buona Novella, come avviene anche quest’oggi, in questa Basilica dedicata all’Apostolo
delle Genti, che per primo diffuse il Vangelo in vaste regioni dell’Asia minore e
dell’Europa”. E’ questo annuncio, ha detto, che “rinnoveremo in modo
significativo durante il Sinodo dei Vescovi. Passaggio che il Santo Padre ha corredato
con un saluto particolare ai padri sinodali, ai delegati fraterni delle Chiese e comunità
ecclesiali, a quanti in vario modo hanno collaborato alla preparazione di questo grande
evento ecclesiale. Benedetto XVI ha concluso la sua appassionata omelia con l’affidamento
alla Vergine affinché ci insegni ad ascoltare le Scritture e a meditarle in un “processo
interiore di maturazione che mai separi l’intelligenza dal cuore”. Nelle preghiere,
recitate in più lingue a sottolineare l’universalità della Chiesa, è stato rivolto
un pensiero speciale al tema del Sinodo. Si è pregato affinché, dalla frequentazione
quotidiana con la Parola di Dio, i fedeli possano trarre la luce necessaria per discernere
la volontà del Signore. (Canti: Ave Regina Caelorum) Del
Sinodo sulla Parola di Dio il Papa ha parlato anche all’Angelus in Piazza San Pietro,
spiegando ai pellegrini l’importanza della “dimensione sinodale” che, ha detto, è
“costitutiva della Chiesa”: “Essa consiste nel convenire
ad ogni popolo e cultura per diventare uno in Cristo e camminare insieme dietro a
Lui, che ha detto: “Io sono la via, la verità, la vita”. Il
Sinodo dei Vescovi istituto da Paolo VI, ha ricordato, permette “una stretta unione
e collaborazione tra il Papa e i vescovi di tutto il mondo”, favorendo “l’accordo
sulla dottrina e sull’azione pastorale”. Questa assemblea, ha detto ancora, apporta
al Successore di Pietro “un aiuto più efficace, manifestando e consolidando al tempo
stesso la comunione ecclesiale”. Il Papa ha così sottolineato l’ampia partecipazione
alla fase preparatoria del Sinodo sulla Parola di Dio da parte delle Chiese particolari
di tutto il mondo. Dopo l’Angelus, Benedetto XVI si è soffermato sull’iniziativa promossa
dalla RAI, “La Bibbia giorno e notte”, lettura integrale delle Sacre Scritture da
parte di 1200 persone di 50 Paesi diversi. Un’iniziativa, ha detto, che “ben si affianca
al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio” e che il Papa stesso avvierà stasera con
la lettura del primo capitolo della Genesi, trasmessa alle ore 19 su RAI Uno: “La
Parola di Dio potrà così entrare nelle case per accompagnarsi alla vita delle famiglie
e delle singole persone: un seme che, se bene accolto, non mancherà di portare frutti
abbondanti”. Il Papa ha quindi salutato i giovani
che partecipano al “Meeting Vincenziano”, organizzato dalle Figlie della Carità di
San Vincenzo de’ Paoli della Provincia Romana, invitandoli ad imparare dai Santi "ad
amare la Chiesa e i poveri". Parole d'incoraggiamento anche agli animatori della missione
"Gesù al Centro", rivolta ai giovani romani. Infine, ha espresso il proprio apprezzamento
ai promotori dell’odierna Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Con
la grande Messa di stamani, si è dunque aperto il Sinodo dei Vescovi sulla Parola
di Dio, i cui lavori inizieranno domani mattina in Vaticano. Tra i partecipanti all’assise
sinodale c’è anche don Giorgio Zevini, decano della Facoltà di Teologia della
Pontificia Università Salesiana di Roma, che, al microfono di Fabio Colagrande,si sofferma sulle principali finalità del Sinodo:
R. – Penso
che lo scopo primario proprio di questo Sinodo sia dedicarsi al tema della Parola,
con la quale Dio, grande e misericordioso, vuole venire in dialogo con tutta l’umanità,
considerarci amici. Questa comunione da vivere con Lui naturalmente comporta da parte
nostra, da parte di tutta la Chiesa, questo ascolto, questo amore alla Parola di Dio.
Quindi, la Parola di Dio determina una chiamata, crea una comunione, manda in missione
perché sia dono per gli altri ciò che si è ricevuto per sé. Direi, dunque, che lo
scopo eminentemente prioritario di questo Sinodo sia uno scopo pastorale e, nello
stesso tempo, missionario, perchè la Chiesa intende approfondire le ragioni dottrinali
e lasciarsi illuminare da esse, in modo tale da rafforzare la pratica dell’incontro
con la Parola di Dio come fonte di vita. Quindi, ascoltare Dio, parlare con Lui, per
poter comunicare questo messaggio di Dio, questa "grande lettera di amore" che Dio
ha rivolto all’umanità, comunicarla a tutti gli uomini. D. –
Collegando idealmente questo Sinodo sulla Parola a quello del 2005, dedicato all’Eucaristia,
quale importanza ha nella riscoperta della Parola il ruolo della liturgia, dell’Eucaristia... R.
– Certamente, la liturgia è il luogo privilegiato della Parola di Dio, l’ambiente
dove la Chiesa si edifica. C’è un testo che a me è molto caro, della "Dei Verbum",
dove appunto si dice che la Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come il
Corpo stesso di Cristo. Un fortissimo legame, dunque, tra la Parola di Dio e l’Eucaristia:
come è presente, è vivo e reale il Signore nella Parola, così è presente, vivo e reale
il Signore nell’Eucaristia. Il Concilio ci parla, dunque, dell’unica grande Mensa
da cui si deve alimentare la Chiesa. Certamente la Bibbia è il libro di un popolo,
è il libro per il popolo. Quindi, è importante questa reciproca appartenenza tra popolo
e libro. La Scrittura, noi lo sappiamo, è celebrata nell’azione liturgica e quindi
è qui che i pastori attendono anche un grande rinnovamento.