2008-10-05 14:17:19

All'indomani dell'incontro al Quirinale tra il Papa e il presidente Napolitano, il commento del giurista Giuseppe Dalla Torre su laicità e libertà religiosa


“I due colli del Quirinale e del Vaticano non soltanto si guardano con amicizia ma esprimono, nei simboli e nei fatti, una collaborazione crescente, a favore del bene di tutti e della dignità di ogni persona umana”. E' quanto si legge nell'edizione odierna de "L’Osservatore Romano" a proposito dell’incontro di ieri mattina al Quirinale tra Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano. Molti i temi al centro del colloquio, in particolare la questione della libertà religiosa e il riconoscimento della dimensione pubblica del fatto religioso. Ecco in proposito il commento del prof. Giuseppe Dalla Torre, giurista e rettore della LUMSA, al microfono di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. – E’ importante il richiamo alla libertà religiosa, non solo perché fuori d’Italia - lo stiamo vedendo anche oggi - spesso viene violata e pertanto anche il nostro Paese ha il compito di far rispettare i diritti umani a livello mondiale; ma anche perché spesso si insinuano nella cultura corrente delle concezioni o delle visioni "strane" della libertà religiosa. Si pensa, per esempio, alla religione come ad un fatto meramente privato e personale, mentre la libertà religiosa, in quanto diritto collettivo e anche come diritto istituzionale, ha inevitabilmente una dimensione pubblica.

 
D. – Tra l’altro, il Papa ha detto che non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto. Questo è quello che avviene in molti Paesi del mondo…

 
R. – Libertà religiosa significa immunità da coercizioni esterne in materia religiosa e quindi la libertà di poter vivere secondo la propria dimensione di fede. Faccio riferimento per esempio al fatto che nel cristianesimo il precetto della carità è un precetto che appare fondamentale. Se si riservasse ai cristiani la mera libertà di culto, impedendo loro di poter animare la società cristianamente attraverso opere sociali, attività di assistenza, istruzione, cultura e quant’altro, evidentemente questo potrebbe essere una lesione anche grave del diritto di libertà religiosa.

 
D. – E' emerso in maniera abbastanza chiara dal discorso del Papa e del presidente della Repubblica che Stato e Chiesa sono pronti a cooperare insieme per promuovere e servire il bene integrale della persona umana. C’è un’alleanza per il bene comune…

 
R. – Si supera una vecchia concezione dei rapporti tra Stato e Chiesa di tipo istituzionale o di vertice nell’interesse dello Stato e nel pur legittimo interesse della Chiesa. Si pone così al centro dell’attenzione l’uomo, la persona. Lo Stato e la Chiesa sono tutti e due, seppur a titolo diverso – dice il Vaticano II nella “Gaudium et Spes” – a servizio della persona. E quindi è evidente che questo servizio sarà da ciascuno reso nell’ambito della propria competenza, quanto più vi sarà tra di loro una collaborazione, non un contrasto o anche una semplice ignoranza reciproca.







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