Centinaia di albanesi e kosovari ogni domenica assistono alle funzioni religiose in
una chiesa ancora incompleta nella città kosovara di Klina. A definire lo scenario
un articolo apparso nei giorni scorsi su L’Osservatore Romano, dedicato proprio alla
rinascita del cattolicesimo in quest'area balcanica dove un numero sempre maggiore
di fedeli lascia la fede musulmana. La maggioranza dei cittadini di etnia albanese
- riferisce l’agenzia Reuters, citata nell’articolo - è stata convertita all’Islam
con la forza, specialmente attraverso l’imposizione di tasse elevate ai cattolici,
quando l’Impero ottomano ha governato i Balcani. In questo quadro – si legge – per
secoli molti hanno vissuto come ‘cattolici clandestini’, come essi stessi si definiscono.
Alcuni, adesso, intravedono però l’opportunità di rivelare la loro vera fede. In Kosovo,
molte moschee sono state distrutte durante la guerra del 1998-1999 tra le forze serbe
e l’esercito di liberazione kosovaro. Dal 1999, quando le Nazioni Unite hanno preso
il controllo della provincia distaccata dalla Serbia, alcuni gruppi di etnia albanese
hanno distrutto numerose chiede serbe-ortodosse. Le chiese cattoliche, invece, non
sono state distrutte e la maggior parte delle città kosovare hanno una piazza dedicata
a Madre Teresa, nata nella vicina Macedonia. In Kosovo, la religiosa, beatificata
nel 2003, è diventata un esempio per molti fedeli albanesi. A Pristina, per esempio,
una nuova cattedrale ancora in costruzione in Piazza Madre Teresa diventerà l’edificio
più alto della capitale capace di contenere due mila fedeli. (E. B.)