Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 27.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il Vangelo in
cui Gesù espone ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo questa parabola: un
uomo affida la sua vigna a dei contadini e se ne va lontano. Poi invia i suoi servi
quando è il tempo di ritirare il raccolto. Ma questi vengono bastonati, lapidati e
uccisi. Infine invia il figlio: ma i contadini uccidono anche lui. Gesù allora dice:
“Non
avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata
la pietra d’angolo…? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato
a un popolo che ne produca i frutti”.
Su questo brano
del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia
all'Università Lateranense:
(musica)
Venne
nella sua proprietà, ma i suoi non l’hanno accolto. Noi siamo sua proprietà, siamo
suoi e siamo chiamati ad accoglierlo. Coloro che lo scartano si trovano scartati essi
stessi dal disegno di Dio, dal Regno di Dio. Solo in quanto ci riconosciamo sua proprietà,
riconosciamo i suoi testimoni e suo Figlio, il suo Regno può essere tra noi. Ecco
l’opera di Dio, mirabile ai nostri occhi. La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata testata d’angolo, dal Signore è stato fatto questo. L’opera dell’uomo
che contrasta i disegni di Dio si ritorce contro l’uomo stesso e chi cadrà su questa
pietra si sfracellerà e su chi essa cadrà lo stritolerà. Il segno distintivo del popolo
nuovo è la fruttificazione della vigna. Che cosa significa ciò? Il successo, i grandi
numeri? No. I discepoli non saranno da meno del loro maestro, quanto a insuccessi
e persecuzione. Il segno distintivo del frutto è che esso viene da Dio ed è solo per
Dio. Non rifiutiamo, dunque, di dare a Lui il frutto di quello che ci è venuto da
Lui, con gioia. Riconosciamoci servi del Padrone della vigna.