2008-10-03 13:16:20

Domani la beatificazione di don Francesco Pianzola, apostolo delle mondine, e don Francesco Bonifacio, ucciso dai miliziani di Tito perché sacerdote


Domani la Chiesa proclamerà due nuovi Beati: il sacerdote lombardo don Francesco Pianzola, conosciuto come “il prete santo delle mondine”, e il sacerdote istriano don Francesco Bonifacio, uomo della riconciliazione in tempi di odi interetnici, ucciso dai miliziani di Tito nel 1946. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Due sacerdoti che in modi diversi hanno speso la vita per la gente umile per amore di Cristo. Don Pianzola, che sarà beatificato domani pomeriggio nella Cattedrale di Vigevano, ha portato il Vangelo nella Lomellina della prima metà del ‘900, tra le mondine, le operaie del riso, nelle fabbriche, tra i lavoratori sfruttati e senza diritti, condividendo con loro povertà e fatica. Si faceva chiamare “don Niente”. Fondò le Suore missionarie dell’Immacolata Regina della Pace e gli Oblati diocesani dell’Immacolata. Per rispondere a quale esigenza? Ascoltiamo al microfono di Adriana Masotti, suor Tiziana Conterbia, postulatrice della Causa di beatificazione di don Pianzola:
 
"La risposta all'esigenza di essere sempre più presente in mezzo al disagio, al disagio vissuto dal popolo, lasciato a se stesso, abbandonato anche dalla stessa Chiesa che a quell'epoca se ne disinteressava, attuando in ritardo la 'Rerum Novarum'. Questa situazione ha colpito don Francesco fin da seminarista e lui l’ha proposta al suo vescovo. Ha associato quindi a sé altri fratelli, i Padri oblati, perché uscissero dalle chiese per andare a celebrare, a catechizzare, a dare aiuto e solidarietà, lì dove lavorava e viveva la loro gente. Per le Suore missionarie era la stessa cosa: l'idea di inviare delle donne tra le donne delle cascine per dare loro dignità e dire tutta la potenzialità che il mondo femminile aveva in sé e non riusciva ad attuare".
 
E sarà beatificato domani pomeriggio, nella cattedrale di San Giusto a Trieste, anche don Francesco Giovanni Bonifacio, sempre vicino ai poveri e ai malati, uomo di pace in un’epoca di rancori profondi, nell’Istria liberata dai nazifascisti. Pur minacciato proseguì con coraggio ad annunciare il Vangelo. Assalito dai miliziani di Tito fu torturato, ucciso e probabilmente gettato in una foiba. Aveva appena compiuto 34 anni. Don Bonifacio è morto perdonando i suoi assassini. Ma perché fu ucciso? Ci risponde il vescovo di Trieste Eugenio Ravignani:
 
"Soprattutto per il suo essere sacerdote. Quello che in una persecuzione sostenuta da una ideologia atea voleva imporre era la scristianizzazione della nostra gente. Si voleva imporre l’ateismo, si proibiva di entrare nelle chiese, si proibivano i matrimoni religiosi, chi era in qualche modo legato ad una certa struttura non poteva evidentemente nemmeno battezzare i figli. Quest’uomo invece continuava in una piccola realtà fatta di casolari dispersi a riunire la sua gente, con un’educazione fortemente legata al Vangelo, un’educazione alla Messa domenicale e all’Eucaristia, e poi soprattutto riuniva i giovani in un’esperienza cristiana, coinvolgendoli in particolare nell’Azione Cattolica. Quindi, è diventato un prete evidentemente scomodo, che veniva a contrastare un disegno che, in quel momento, si stava realizzando purtroppo".







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