Situazione ancora critica per i cristiani nello stato indiano dell’Orissa. Amnesty
International ha sollecitato il governo indiano a ''far seguire alle parole fatti
concreti'' e ''garantire che le minoranze cristiane dello Stato di Orissa siano protette
da ulteriori atti di violenza''. ''Nonostante il primo ministro indiano Manmohan Singh
abbia dichiarato, lunedì scorso a Parigi, che la violenza è una “vergogna nazionale”
e che il suo governo ha preso una “posizione ferma” per porvi fine, le minoranze cristiane
- denuncia Amnesty in un comunicato - continuano a essere esposte alla violenza''.
Negli ultimi due giorni, infatti - sottolinea Amnesty - sono ripresi gli attacchi
da parte delle organizzazioni nazionaliste indù, come Vishwa Hindu Parishad e Bajrang
Dal, nel distretto di Kandhamal. Il bilancio è di tre morti, oltre 15 feriti (tra
cui alcuni poliziotti) e centinaia di sfollati. Per la prima volta ieri la polizia
ha arrestato alcuni leader indù. Gli arresti hanno tuttavia hanno inasprito ulteriormente
le proteste e in nove aree del distretto di Kandhamal è stato reimposto il coprifuoco.
Gli assalti continuano anche nel sud: nello Stato del Tamil Nadu gli induisti hanno
danneggiato una chiesa a colpi di spranghe e pietre a Kuppanur, nella zona di Coimbatore.
E Lalji Nayak, un indiano torturato per costringerlo ad abbandonare la sua fede cristiana,
è morto 2 giorni fa a causa delle ferite riportate. Il villaggio di Lalji Nayak, a
Rudangia, è stato attaccato dai fondamentalisti indù il 30 settembre scorso, alle
4 di mattina. Rudangia è all’interno del distretto di Kandhamal, l’epicentro da cui
è iniziato il pogrom contro i cristiani da oltre un mese. Gli assalitori hanno sorpreso
le famiglie cristiane nel sonno e hanno colpito le persone con asce, bastoni, lance
e coltelli. Nell’assalto, una donna cristiana, Ramani Nayak, una madre di famiglia,
è stata uccisa. Almeno 6 persone sono state ferite e ricoverate all’ospedale di Behampur.
Fra esse un bambino di 8 anni con sua madre e lo stesso Lalji Nayak. (A cura di
Virginia Volpe)