2008-10-02 15:30:47

Pubblicato il Documento finale del VI Congresso mondiale della pastorale per gli zingari


“L’avvenire sono i giovani. Che siano Zingari o gağé, dobbiamo considerarli nella loro dignità e dare loro l’occasione di essere una risorsa per la Chiesa e la Società. I giovani zingari, pur in piena trasformazione, sono depositari di valori che dobbiamo scoprire per trarne arricchimento”: è quanto si legge nel Documento finale del VI Congresso mondiale della pastorale per gli zingari che si è svolto dall’1 al 4 settembre a Freising, in Germania. Promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Conferenza Episcopale Tedesca, il congresso ha radunato 150 delegati (arcivescovi, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi/e, operatori pastorali laici e rappresentanti degli Zingari), provenienti da 26 Paesi europei, dall’America Latina e dall’Asia, che hanno approfondito il tema: “I giovani zingari nella Chiesa e nella società”. L’incontro ha voluto dare rilievo al ruolo che la giovane generazione zingara può svolgere nella promozione umana e cristiana del proprio popolo. “I giovani rappresentano ‘la speranza della Chiesa’ – scrive il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti – la speranza del mondo. Essi sono ‘profeti di speranza’ e ‘artigiani di rinnovamento’. Agire ‘per loro, ma soprattutto con loro’ significa, per la Chiesa, incoraggiarli a realizzare programmi-pilota, iniziative e progetti diretti a rafforzare la loro partecipazione all’evangelizzazione e alla promozione umana dei loro fratelli e sorelle”. Il documento sottolinea che “ancora oggi gli Zingari, tra cui i giovani, sono vittime di pregiudizi e stereotipi negativi; essi appartengono al gruppo sociale che ha minor numero di opportunità e deve affrontare problemi di discriminazione e disuguaglianza nel sistema educativo, lavorativo, dell’habitat e della salute. Secondo studi recenti, in Europa costituiscono il ‘gruppo meno desiderato come vicini’. Subiscono quindi una segregazione, in particolare territoriale. La discriminazione, la xenofobia e il razzismo sfociano a volte in atti di violenza che colpiscono, in particolare, i più deboli, i bambini, i giovani e le donne, e si ripercuotono sulle strutture sociali”. “E’ necessario che siano garantiti ai giovani sostegno, risorse e opportunità che permettano loro una vita indipendente ed autonoma e la possibilità di una piena partecipazione sociale e politica. La mancanza di accesso a servizi di base, come la protezione sociale, l’assistenza sanitaria, un ambiente di vita sano e sicuro, è un fattore che può privare i giovani della loro necessaria autonomia e, pertanto, anche di una responsabilità effettiva”. Il documento raccomanda inoltre di assicurare “l’educazione delle donne per quanto riguarda i diritti fondamentali, come pure il dialogo interculturale, l’inserimento dei giovani nella cittadinanza democratica, la coesione sociale e lo sviluppo delle politiche giovanili”; esorta la creazione “di centri, in particolare ecclesiali, che propongano possibilità di svago, studio e preparazione professionale”. “Un altro suggerimento riguarda la promozione di attività di scambio culturale tra i giovani zingari, affinché scoprano i valori del loro ambiente … Occorrerà, altresì, proporre attività di prevenzione (volontariato, associazioni, gruppi sportivi) per ‘strapparli’ all’inerzia, alla mancanza di interesse, alla droga, all’alcol, ecc. Molto importante è anche identificare e formare i responsabili (leader) nelle loro comunità. Sarà utile, infine, chiedere alle organizzazioni umanitarie e alla Caritas, di istituire, controllandoli in seguito, dei microcrediti per quelle famiglie e comunità che si mostrano maggiormente in grado di saperli utilizzare a favore della loro etnia”. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ribadisce infine che “la Chiesa ha molto da dire ai giovani e questi, a loro volta, hanno molto da dire alla Chiesa. Questo dialogo reciproco, da condurre con grande cordialità, chiarezza e coraggio, favorirà l’incontro generazionale e gli scambi, e sarà fonte di ricchezza e giovinezza per la Chiesa e per la società civile”. (A cura di Tiziana Campisi)







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