Il fenomeno delle bande giovanili in Messico e America Centrale. I vescovi lanciano
l’allarme
In Honduras, dal 22 al 26 settembre, rappresentanti delle Commissioni episcopali per
la pastorale sociale e delle Caritas nazionali di tutti i Paesi dell’America Centrale
e del Messico si sono riuniti per riflettere, con l’aiuto di diversi esperti, sul
grave fenomeno delle bande giovanili, cosiddette “pandillas” o “maras” che usano sistematicamente
la violenza per imporre il loro controllo sul territorio e nella gestione delle attività
illecite. All’incontro erano presenti rappresentanti del Guatemala, Honduras, Nicaragua,
El Salvador, Costa Rica, Panama e Messico. “La realtà di queste bande, grandi e piccole”,
che coinvolgono migliaia di giovani e adolescenti sia maschi che femmine “fa parte
– si legge nella dichiarazione conclusiva della riunione - del contesto sociale che
i vescovi latinoamericani e caraibici ad Aparecida hanno definito come opaca e complessa”,
espressione anche della crisi della famiglia. Infatti, alle bande giovanili spesso
si avvicinano giovani e giovanissimi “poiché in questi gruppi trovano ciò che non
offre loro la propria famiglia, né la scuola e neanche la pastorale giovanile. Buona
parte di questi si sentono esclusi socialmente”. L’analisi dei fattori sociali, politici,
economici e culturali che condizionano la loro vita sembrerebbe confermare quest’emarginazione.
“Va però tenuto conto, aggiunge il documento di Honduras, che ci sono anche le storie
personali, non meno importanti; storie che rivelano fattori individuali di grande
fragilità psicologica in cui l’equazione del singolo è determinante”. Molti giovani
- pur vivendo realtà quasi identiche a quelli che credono di “risolvere il problema
della propria vita entrando a far parte di questi gruppi violenti” - non entrano nelle
bande e riescono a superare con successo numerose difficoltà. I partecipanti all’incontro
denunciano anche con forza che le politiche repressive contro il “pandillerismo” (le
scorreria metropolitane di queste bande), tradottesi nel linguaggio politico in “tolleranza
zero”, “mano di ferro”, “leggi anti-maras”, si sono dimostrate inefficaci e inutili;
anzi hanno aggiunto al dolore di un figlio smarrito la tragedia di vedere la sua vita
spezzata perché vittima del “grilletto facile” o perché spinto a fuggire nell’illegalità
assoluta. “Oggi, sottolinea la dichiarazione, le bande si sono irrobustite e i suoi
appartenenti sono sempre un numero crescente , nel frattempo, si sono create rotture
nella necessaria politica di avvicinamento a queste persone” al punto tale che “la
società e i governi sembrano molto lontani” dal problema. “Scommettere sulla repressione,
conclude il documento, e non sulle politiche che garantiscono i diritti fondamentali
dell’infanzia e dell’adolescenza come l’educazione, l’alloggio decente, le opportunità
per uno sviluppo integrale, non fa altro che aggravare il problema. Il fenomeno delle
bande giovanile ha le sue radici ultime nelle strutture ingiuste delle nostre società
che attaccano per primo i più deboli: bambini e bambine, adolescenti e giovani”.(L.B.)