2008-10-02 16:23:41

Il fenomeno delle bande giovanili in Messico e America Centrale. I vescovi lanciano l’allarme


In Honduras, dal 22 al 26 settembre, rappresentanti delle Commissioni episcopali per la pastorale sociale e delle Caritas nazionali di tutti i Paesi dell’America Centrale e del Messico si sono riuniti per riflettere, con l’aiuto di diversi esperti, sul grave fenomeno delle bande giovanili, cosiddette “pandillas” o “maras” che usano sistematicamente la violenza per imporre il loro controllo sul territorio e nella gestione delle attività illecite. All’incontro erano presenti rappresentanti del Guatemala, Honduras, Nicaragua, El Salvador, Costa Rica, Panama e Messico. “La realtà di queste bande, grandi e piccole”, che coinvolgono migliaia di giovani e adolescenti sia maschi che femmine “fa parte – si legge nella dichiarazione conclusiva della riunione - del contesto sociale che i vescovi latinoamericani e caraibici ad Aparecida hanno definito come opaca e complessa”, espressione anche della crisi della famiglia. Infatti, alle bande giovanili spesso si avvicinano giovani e giovanissimi “poiché in questi gruppi trovano ciò che non offre loro la propria famiglia, né la scuola e neanche la pastorale giovanile. Buona parte di questi si sentono esclusi socialmente”. L’analisi dei fattori sociali, politici, economici e culturali che condizionano la loro vita sembrerebbe confermare quest’emarginazione. “Va però tenuto conto, aggiunge il documento di Honduras, che ci sono anche le storie personali, non meno importanti; storie che rivelano fattori individuali di grande fragilità psicologica in cui l’equazione del singolo è determinante”. Molti giovani - pur vivendo realtà quasi identiche a quelli che credono di “risolvere il problema della propria vita entrando a far parte di questi gruppi violenti” - non entrano nelle bande e riescono a superare con successo numerose difficoltà. I partecipanti all’incontro denunciano anche con forza che le politiche repressive contro il “pandillerismo” (le scorreria metropolitane di queste bande), tradottesi nel linguaggio politico in “tolleranza zero”, “mano di ferro”, “leggi anti-maras”, si sono dimostrate inefficaci e inutili; anzi hanno aggiunto al dolore di un figlio smarrito la tragedia di vedere la sua vita spezzata perché vittima del “grilletto facile” o perché spinto a fuggire nell’illegalità assoluta. “Oggi, sottolinea la dichiarazione, le bande si sono irrobustite e i suoi appartenenti sono sempre un numero crescente , nel frattempo, si sono create rotture nella necessaria politica di avvicinamento a queste persone” al punto tale che “la società e i governi sembrano molto lontani” dal problema. “Scommettere sulla repressione, conclude il documento, e non sulle politiche che garantiscono i diritti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza come l’educazione, l’alloggio decente, le opportunità per uno sviluppo integrale, non fa altro che aggravare il problema. Il fenomeno delle bande giovanile ha le sue radici ultime nelle strutture ingiuste delle nostre società che attaccano per primo i più deboli: bambini e bambine, adolescenti e giovani”.(L.B.)







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