2008-10-02 15:49:23

Giornata della non violenza: ma in India continuano gli attacchi contri i cristiani


Non cessano gli attacchi contro i cristiani in India nemmeno in occasione della Giornata internazionale della non violenza, indetta per oggi dall’ONU, in ricordo della nascita di Gandhi, teorico e stratega della non violenza, ucciso da un fanatico indù il 30 gennaio 1948. A distanza di 60 anni, il Paese indiano continua ad essere attraversato dalle tensioni che, negli ultimi mesi, hanno colpito le minoranze cristiane, ma non hanno risparmiato in passato altre minoranze religiose come quella musulmana. Sulla cronaca di oggi il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

L’India stretta nella morsa della violenza anticristiana. Ancora una volta è lo Stato di Orissa il teatro degli attacchi: almeno 50 mila le persone rimaste senza tetto e molti sono nascosti nelle foreste esposti al rischio di fame e malattie. Non basta il coprifuoco imposto dalla polizia: ieri tre villaggi sono stati colpiti, decine le case bruciate nel distretto di Kandhamal, la zona dove il 24 agosto scorso è iniziata l’ondata di violenze contro i cristiani dopo la morte di un leader indù. Per la prima volta da oltre un mese la polizia ha arrestato alcuni membri responsabili delle distruzioni, componenti di alcune organizzazioni nazionaliste indù. Subito si è scatenata la reazione con numerosi manifestanti che si sono radunati attorno ai distretti di polizia. Per fronteggiare la situazione il governo ha deciso l’invio di dieci nuove brigate di paramilitari, un dispiegamento che però non spegne le polemiche. I cristiani hanno più volte accusato le forze dell’ordine di rimanere inattive di fronte alle violenze o di intervenire in ritardo. AsiaNews racconta della fuga degli aggressori dai villaggi mentre la polizia è presente e della morte di una suora, lo scorso 28 settembre, che aveva contratto la malaria mentre era nascosta nella foresta per sfuggire alle violenze. Oltre all’Orissa anche nel Tamil Nadu si registrano attacchi: una chiesa protestante a Coimbatore – la sesta - è stata saccheggiata da gruppi di militanti. A New Delhi è stata ricordata la nascita di Gandhi con una marcia che ha chiuso il sit in di 7 giorni organizzato dai cristiani contro le violenze. Un’iniziativa nella quale si è chiesto il rispetto delle minoranze religiose - un appello in tal senso è stato lanciato anche da Amnesty International - e la messa al bando del Bajrang Dal, la più violenta tra le organizzazioni dei fondamentalisti indù.

 
L’India dunque nel turbine di violenze che stanno mettendo in difficoltà il governo centrale, richiamato dall’Europa a garantire i diritti umani di tutti i cittadini. Davvero la situazione è sfuggita di mano? Roberta Gisotti ne ha parlato con il prof. Michelgugliemo Torri, docente di Storia moderna e contemporanea dell’Asia all’Università di Torino, autore di “Storia dell’India” per l’editore Laterza:RealAudioMP3

R. – In India è in corso una crisi del laicismo che non è un fenomeno recente, è un fenomeno in corso dalla fine degli anni ’80. C’è stato l’emergere e il diffondersi dell’idea che i veri indiani sono solo gli indù e quindi, essenzialmente musulmani e cristiani ma anche gli atei non siano a tutti gli effetti degli indiani. Ora ci sono diverse organizzazioni politiche - in particolare il partito del BJP (Bharatiya Janata Party - ), che è stato al potere nel periodo tra il '98 e il 2004 - che sposano questo tipo di ideologia. Ora, negli ultimi tempi, le organizzazioni extra-parlamentari che si legano a questa ideologia, hanno lanciato una campagna di persecuzioni, di attacchi violenti che hanno portato a decine di morti, contro i membri della comunità cristiana, in particolare in due Stati dell’Unione Indiana, l’Orissa e il Karnataka. E c’è stata una sostanziale complicità da parte dei governi di questi due stati e da parte delle forze di sicurezza, per cui, mentre non si è fatto nulla – o quasi nulla – nei confronti degli autori degli attacchi, si è intervenuto contro quelle organizzazioni di base che protestavano contro tali attacchi. Ecco, nonostante il fatto che i due principali leader del governo centrale e del partito al potere non siano essi stessi indù, bisogna dire che la reazione da parte del governo centrale è stata, fino a questo momento, estremamente debole.

 
D. – Il laicismo in declino e il fondamentalismo in ascesa. Quale antidoto può mettere a riparo l’India da svolte autoritarie o anarchiche?

 
R. – In India ci sono, come dire, degli anticorpi al lavoro, nel senso che ci sono tutta una serie di comunità di base che si battono per la tutela dei valori democratici, per la tutela delle minoranze e a favore del laicismo. In India c’è anche una stampa, in particolare quella di lingua inglese, capace di impegnarsi dal punto di vista politico. In effetti, gran parte, se non tutte le notizie che noi abbiamo sulle violenze anticristiane e le violenze antimusulmane, precedentemente, sono notizie che sono state date dalla libera stampa indiana e che sono state documentate attraverso una serie di rapporti preparati da gruppi di pace. C’è da dire, purtroppo, che i due maggiori partiti indiani, che sono il Congresso e il BJP, sono uno, il BJP, un esponente dei principi dell’induismo politico, e l’altro, il Congresso, un partito che dagli anni ’80 in avanti, è stato profondamente infiltrato da una sorta di versione “soft” dell’induismo politico.

 
D. – Quindi uno scenario politico che desta preoccupazione?

 
R. – Da questo punto di vista, gli osservatori internazionali, l’opinione pubblica internazionale, farebbero bene a non adagiarsi su certe immagini che tendono a presentare l’India come un Paese caratterizzato da democrazia e progresso. La realtà dell’India è molto più complessa: l’India è sì una democrazia ma è anche è un Paese caratterizzato da uno sviluppo economico dove gran parte dei guadagni dello sviluppo economico finisce nelle mani di un esiguo strato della popolazione che, secondo alcuni, coincide con il 10 per cento della popolazione urbana e con il 5 per cento della popolazione rurale. Proprio questo tipo di sviluppo distorto, produce delle tensioni molto violente all’interno della società indiana. Il rilanciare idee come quelle dell’induismo politico, l’individuare un nemico interno, un capro espiatorio individuato nelle minoranze, può essere un’utile modalità per distrarre la stessa opinione pubblica indiana da quelli che sono i problemi reali. I problemi reali, rimangono essenzialmente quelli di una sviluppo che sta arricchendo una minoranza della popolazione e sta lasciando, nella povertà, la grande maggioranza di questa stessa popolazione.







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