Assicurare la libertà religiosa a vantaggio dell’intera società: così il Papa ai
vescovi dell’Asia centrale “piccolo gregge” che ha mantenuto salda la fede negli anni
del regime sovietico
La Chiesa non impone, ma propone liberamente la fede cattolica e chiede che venga
garantita la libertà religiosa: è quanto affermato, stamani, da Benedetto XVI nel
discorso ai vescovi dell’Asia centrale, ricevuti al termine della visita ad Limina.
Il Papa ha avuto parole di incoraggiamento per il “piccolo gregge” di questa regione
asiatica, che ha testimoniato coraggiosamente la fede durante gli anni del regime
sovietico. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dall’arcivescovo di Maria
Santissima in Astana, Tomasz Peta, presidente della Conferenza episcopale dell’Asia
centrale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Difendere
i diritti della persona e la libertà religiosa di fronte a fenomeni preoccupanti come
il terrorismo e il diffondersi del fondamentalismo: è l’esortazione di Benedetto XVI,
che, parlando ai vescovi dell’Asia Centrale, ha messo l’accento sulla necessità di
interventi legislativi che contrastino tali flagelli: “Mai
però la forza del diritto può trasformarsi essa stessa in iniquità; né può essere
limitato il libero esercizio delle religioni, poiché professare la propria fede liberamente
è uno dei diritti umani fondamentali e universalmente riconosciuti”. D’altro
canto, ha ribadito che la Chiesa “non impone, ma propone liberamente la fede cattolica,
ben sapendo che la conversione è il frutto misterioso dell’azione dello Spirito Santo”: “La
fede è dono ed opera di Dio. Proprio per questo è proibita ogni forma di proselitismo
che costringa o induca e attiri qualcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la
fede (cfr Ad gentes, n. 13). Una persona può aprirsi alla fede dopo matura e responsabile
riflessione, e deve poter realizzare liberamente questa intima ispirazione”. Ciò,
ha spiegato, “va a vantaggio non solo dell’individuo, bensì dell’intera società, poiché
la fedele osservanza dei precetti divini aiuta a costruire una convivenza più giusta
e solidale”. Benedetto XVI ha avuto, quindi, parole di incoraggiamento per i presuli
e per il “piccolo gregge” dell’Asia Centrale ed ha ricordato come i fedeli di questa
regione abbiano superato gravi difficoltà nel recente passato: “Ringraziamo
il Signore che, nonostante le dure pressioni esercitate durante gli anni del regime
ateo e comunista, grazie all’abnegazione di zelanti sacerdoti, religiosi e laici,
la fiamma della fede è rimasta accesa nel cuore dei credenti”. Le
comunità, ha proseguito, “possono essere ridotte a un piccolo gregge”, ma non bisogna
scoraggiarsi. Ed ha ricordato come le prime comunità cristiane, pur essendo piccole,
non si chiudevano in se stesse, “ma sospinte dall’amore di Cristo, non esitavano a
farsi carico delle difficoltà dei poveri, ad andare incontro ai malati, annunciando
e testimoniando a tutti con gioia il Vangelo”: “Anche oggi,
come allora, è lo Spirito Santoa condurre la Chiesa. Lasciatevi
pertanto guidare da Lui e mantenete viva nel popolo cristiano la fiamma della fede;
conservate e valorizzate le valide esperienze pastorali ed apostoliche del passato”. E,
ancora, dal Papa è venuta l’esortazione a continuare ad educare tutti all’ascolto
della Parola di Dio, a suscitare “specialmente nei giovani l’amore verso l’Eucaristia
e la devozione mariana”, diffondendo nelle famiglie la pratica del Rosario. Benedetto
XVI ha inoltre invitato i presuli a ricercare “nuove forme e metodi di apostolato”
coinvolgendo sempre più sacerdoti, religiosi e laici.