2008-10-01 15:16:04

Osservatori dell'UE in Georgia


Sono entrati stamani nella zona-cuscinetto che circonda il confine con l'Ossezia del sud i primi osservatori dell'Unione Europea incaricati di monitorare il ritiro entro il 10 ottobre dei soldati russi dalla Georgia. Al momento, però, sono ancora presenti dei posti di blocco militari di Mosca. In base agli accordi sottoscritti nelle scorse settimane dal presidente russo, Medvedev, e dall’omologo francese e presidente di turno dell’UE, Sarkozy, la missione di 200 osservatori civili - provenienti da 22 Paesi UE - dovrà accertare il ritorno delle forze del Cremlino alle postazioni occupate prima del conflitto di agosto. Sulle competenze della missione europea in Georgia, Giada Aquilino ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:RealAudioMP3

R. - Credo che la missione europea in Georgia possa operare in tante materie, alcune più approfondite e altre meno approfondite. Quasi tutto dipende, in realtà, dalla buona volontà delle parti in causa e quindi georgiani e russi, attraverso gli osseti. Io credo anche che almeno nel breve e medio periodo la questione sia risolta. Non è certamente risolta in assoluto, nel senso che la Georgia ha tentato il suo colpo: la Russia ha risposto molto duramente e ha dimostrato al mondo di essere pronta ad impegnarsi anche militarmente ai proprio confini. Quello che doveva essere mostrato è stato mostrato e nel breve e medio periodo sostanzialmente non succederà nulla di rilevante.

D. - Entro il 10 ottobre dovrà essere completato il ritiro delle forze russe dalla Georgia: sul terreno rimarrà una qualche forma di presenza di Mosca?

R. - Credo che Mosca abbia già fatto tutti i passi necessari per garantirsi una presenza, perché di fatto l’integrità territoriale della Georgia - della quale tanto hanno parlato gli Stati Uniti e anche l’Europa - di fatto non esiste più: se l’Ossezia del sud è anche sotto l’ombrello militare di Mosca, se sono eliminate le frontiere e se moltissimi osseti hanno passaporto russo, mi pare che la realtà dei fatti sia quella che è, tanto più che anche l’Abkhazia è di fatto staccata ormai da Tbilisi.







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