Oggi si celebra la Giornata Internazionale dell’Anziano
“Le Nazioni Unite sono impegnate a promuovere l’indipendenza, la partecipazione e
la dignità delle persone anziane” e a “combattere ogni forma di abbandono, abuso e
violenza”. Così il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in un messaggio diffuso
in occasione dell’odierna Giornata Internazionale dell’Anziano. Ma qual è oggi la
condizione degli anziani in Italia? Claudia Di Lorenzi, lo ha chiesto a Roberto
Messina, presidente di “Federanziani”:
R. – Dal
punto di vista della salute abbiamo la fortuna, comunque, di avere un buon servizio
sanitario nazionale. Certamente, siamo carenti ancora nello sviluppare servizi a livello
di territorio. Questo per le assistenze domiciliari, ma soprattutto perché abbiamo
un fondo esiguo, non sufficiente, per le persone diversamente abili e quindi per i
non autosufficienti. Per quello che riguarda invece l’aspetto finanziario, sicuramente
gli anziani che vivono di quiescenza, di pensione, sono quelli che risentono maggiormente
della difficoltà economica a livello globale.
D.
– Nella società di oggi c’è un reale rispetto per i diritti dell’anziano?
R.
– C’è una caduta di attenzione delle istituzioni verso il fenomeno della longevità
di massa. Un esempio fra tutti: 800 mila pazienti di alzheimer. Il problema è che
le problematiche dell’alzheimer non le ha solo il soggetto che ha questa patologia.
La famiglia è costretta totalmente a farsene carico. Così non viene dato il diritto
alla salute per i due milioni di ammalati da ferite difficili, da piaghe da decubito.
Questi sono diritti che vengono completamente calpestati e che ancora oggi non hanno
trovato una soluzione.
D. – Quali fattori compromettono
oggi la qualità della vita degli anziani?
R. – L’aspettativa
di vita ad oggi è di circa 82 anni e sei mesi per la donna e 77,3 per l’uomo. Questo
è rispetto al livello mondiale un’aspettativa di vita molto elevata. Da un lato, dobbiamo
dire grazie alla comunità scientifica che è riuscita ad allungare così di tanto la
vita. Dall’altro, abbiamo creato una quantità di persone anziane che non godono di
qualità della vita importante. La principale carenza di qualità della vita dell’anziano
è sicuramente la solitudine o, comunque, una solitudine indotta, frutto degli impegni
dei figli o dei nipoti che, chiaramente, hanno le loro famiglie cui badare. Questo,
però, è differente tra una città o un paese. Noi prendiamo un anziano ottantenne che
abita a Milano: con molta probabilità in un condominio non conoscerà neanche coloro
che vivono sullo stesso pianerottolo. Cosa che invece è diversa in un piccolo paese,
dove si conoscono tutti, a meno che non ci sia l’anziano che vive in famiglia. E’
molto più facile trovare una relazione di questo tipo nei piccoli paesi che non nel
grande paese, considerando poi che l’anziano è anche una fonte di reddito molto importante
per la famiglia stessa, in quanto fa da babysitter ai nipotini. I nostri anziani sono
una grande risorsa per il Paese, ma soprattutto svolgono ancora un ruolo di guida
verso le generazioni.
D. – Come favorire, dunque,
il benessere per il popolo della terza età?
R. –
La qualità della vita degli anziani si può innalzare dimostrando loro quell’affetto,
quel rispetto che è proprio per un anziano. Soprattutto basta avere quel minimo di
civiltà, riconoscendo una persona che non ha più le stesse capacità che poteva avere
20 anni prima. E questo potrebbe essere di grande sollievo per i nostri anziani.