Oggi la chiusura delle celebrazioni per il 25.mo anniversario della scuola per infermieri
“Padre Luigi Tezza”
Si concludono oggi i festeggiamenti per il 25.mo anniversario della scuola per infermieri
“Padre Luigi Tezza”, uno dei rami dell’Università Cattolica retto dalla Congregazione
delle Figlie di San Camillo. Il servizio di Davide Dionisi:
Fin dalla
sua nascita forma i giovani ad essere infermieri, attraverso l'espressione di un servizio
profondamente umano e cristiano. Nutrito il programma della giornata. Questa mattina
la Messa celebrata dal superiore generale dei ministri degli infermi, padre Renato
Salvatore. Oggi pomeriggio una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di mons.
Elio Sgreccia, già presidente della Pontificia accademia per la vita, sul tema “Sui
passi di San Camillo: umanizzare le cure di coloro che soffrono”. Ma perché la necessità
di un polo formativo ispirato al carisma di San Camillo? Risponde madre
Laura Biondo, superiora generale della congregazione:
"Abbiamo
sentito l’esigenza di poter formare le nostre suore in una scuola dove vengano tenuti
in grande considerazione i principi ispiratori che furono di San Camillo De Lellis,
che è stato definito maestro di una nuova scuola di carità, e anche per poter dare
ai giovani laici la possibilità di frequentare questa stessa scuola, dove anch’essi
possano formarsi secondo lo spirito di San Camillo".
A
Rita Megliorin, coordinatore delle attività didattiche, pratiche
e di tirocinio, abbiamo chiesto quale è il modello formativo che propone la Scuola
“Padre Luigi Tezza”:
"La formazione che abbiamo scelto
di proporre si basa su una didattica attiva, che vede al centro del progetto didattico
lo studente. Abbiamo scelto questo tipo di formazione perchè riteniamo che la scuola
non debba essere soltanto un mero strumento per raggiungere una serie di nozioni,
ma uno strumento per raggiungere la maturità completa dell’uomo. E' l’uomo che deve
stare vicino al malato, che deve prendersi cura del malato, che deve essere in grado
di conoscere prima se stesso, prima le proprie potenzialità e poi l’altro. E fare
questo significa anche aiutare lo studente, avere un pensiero critico nei confronti
anche della propria professione. Questo si può raggiungere quando scuola e studente
camminano insieme".