Intervista a padre Samir sul concetto del laicismo in Oriente e Occidente
In Oriente e in Occidente la visione del rapporto tra Chiesa e Stato poggia su basi
diverse: mentre in Occidente si “cerca di escludere la manifestazione della fede cristiana
dalla sfera pubblica, relegandola al privato delle persone”, in Oriente si promuove
“un laicismo positivo perché si tratta di differenziare politica e religione, ma senza
separarle”. E’ quanto sostiene, in un’intervista concessa al servizio stampa dell’arcivescovado
di Granada, il gesuita Samir Khalil Samir, direttore del centro di documentazione
e ricerche arabe cristiane. “Non possiamo astrarre la religione dalle decisioni politiche
– aggiunge padre Samir – perché essa rappresenta una tradizione etica dell’umanità”.
Oltre a questa differenza, il gesuita sottolinea anche come i cristiani d’Oriente
siano stati particolarmente colpiti per il mancato riconoscimento, da parte dell’Europa,
delle proprie radici cristiane: sono colpiti – spiega padre Samir – perché “l’Europa
ha donato migliaia di missionari e oggi è tanto lontana dalla sua fede”. Nell’analisi
del sacerdote non è mancato il riferimento al dialogo tra cristiani e musulmani: nell’islam
– ha detto padre Samir – si scontrano “una concezione estremista e una più aperta
e tollerante”. E’ molto importante – ha aggiunto – che “i Paesi potenti esercitino
pressioni su quelli che non rispettano i diritti dell’uomo, soprattutto gli Stati
che non rispettano la libertà religiosa”. Padre Samir – rende noto l’agenzia Zenit
- ha partecipato la scorsa settimana al VII Congresso internazionale di studi arabi
cristiani, svoltosi nel seminario di San Cecilio a Granada. (A.L.)