Ad Assisi i delegati aderenti a ‘Retinopera’ rilanciano identità e ruolo dei cattolici
Con visioni talora diverse sull’attualità e sul passato, ma avendo in comune forti
convinzioni e speranze per il futuro, sono convenuti nei giorni scorsi ad Assisi i
delegati di svariate realtà del mondo cattolico aderenti a “Retinopera”, per confrontarsi
e trarre conclusioni operative dalle tematiche fondamentali di “Bene Comune, Povertà,
Emergenti e Ricchezze Negate”. Una tre giorni nella città di San Francesco – fa notare
l’agenzia Zenit - che ha messo d’accordo tutti sulla presenza di povertà non solo
economiche ma anche culturali e morali, sulla necessità di resistere ai catastrofismi
e diffondere la speranza. “E’ paradossale questa epoca di grande tolleranza – ha osservato
mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione CEI sui problemi sociali – dove
ogni istanza è considerata ugualmente legittima, salvo che la presenza pubblica dei
cattolici”. Aperto, invece, dinanzi all’assoluta novità e drammaticità dello scenario
economico in via di dispiegamento, è rimasto il dibattito sul modello di sviluppo
da promuovere, anche se definito con chiarezza, in linea con quanto tracciato da Benedetto
XVI, come necessariamente sostenibile, solidale e sussidiario. Negli interventi si
è parlato anche della realtà italiana: il vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vicenzo
Paglia, si è soffermato sul percepibile aumento della povertà economica, il sociologo
Aldo Bonomi ha fatto notare che si soffre per la mancanza di mete da perseguire. Il
filosofo Adriano Fabris ha puntato tutto sull’instaurazione di una ferrea mentalità
relazionale in cui è d’obbligo che ognuno riponga la propria identità. Il costituzionalista
Luca Antonini ha insistito sulla centralità dell’io che non può delegare ad altri
ma le responsabilità le deve assumere in prima persona. Affini i richiami all’indispensabilità
di una forte vita spirituale espressi da una parte dall’economista Luigino Bruni,
fautore dell’ “economia di comunione”, e dal presidente nazionale del Rinnovamento
nello Spirito, Salvatore Martinez, che ha invitato ad evitare lo scollamento fra Vangelo
e cultura, e a sentirsi Chiesa: una Chiesa robusta che prega, che genera speranza
e che evangelizza. L’ultima sessione è stata aperta dal Presidente della Comunità
di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, che ha invitato ad aprire “nuovi cantieri” nel
Paese, contro la crisi della compassione e la dittatura del materialismo. Mons. Giampaolo
Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha indicato
infine le due soglie oltre le quali il pluralismo politico dei cattolici non è più
accettabile. La prima: “quando la concezione del pluralismo passa dal pluralismo nel
fare il bene al pluralismo nel fare il male, quella soglia è stata superata e nessuno
può misurare le lacerazioni della comunità cristiana che ne conseguono e i danni per
la stessa evangelizzazione”. La seconda proposta: “quando si ritiene che Cristo sia
solo utile ma non indispensabile perché l’uomo possa capire se stesso e trovare soluzioni
veramente umane al proprio sviluppo, quella soglia è stata superata. (A.L.)