2008-09-30 15:01:08

Mons. Migliore all'ONU: le Nazioni Unite non sono un "governo mondiale" ma un organismo chiamato a difendere la dignità dei più deboli


Il principio di protezione del proprio Paese dalle turbolenze della natura, dalle calamità naturali o dalle altre insidie che mettono in pericolo la vita umana sul pianeta diviene spesso un pretesto per azioni militari o di sfruttamento, che ignorano invece il dovere della solidarietà. Un dovere per il quale l’ONU è chiamata a battersi e impegnarsi ad ogni latitudine, pena l'offuscamento del suo ruolo. Sono questi alcuni dei concetti sui quali l’osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, l’arcivescovo Celestino Migliore, ha basato ieri il proprio intervento durante i lavori della 63.ma Assemblea generale del Palazzo di vetro. Elencando le sfide e le crisi che hanno colpito a vario livello il mondo nel 2008 - da quella finanziaria a quella alimentare, passando per i conflitti armati - il presule si è soffermato sulla “responsabilità della comunità internazionale di intervenire in situazioni in cui i singoli governi non sono in grado o disposti a garantire la protezione dei propri cittadini”. Tuttavia, ha stigmatizzato, “in passato, il termine ‘protezione’ troppo spesso è stato usato come pretesto per l'espansione e l'aggressione”. E “nonostante i molti progressi nel diritto internazionale, questa stessa comprensione e pratica continuano ancora oggi tragicamente”.

Mons. Migliore ha ricordato all’assemblea dell’ONU le parole di Benedetto XVI pronunciate in quello stesso consesso lo scorso aprile. Parole con le quali la responsabilità della protezione è stata auspicata come un principio condiviso da tutti i governi “per governare le popolazioni e disciplinare i rapporti" fra loro. Chi al contrario, ha proseguito l’osservatore vaticano, ancora oggi si ripara dietro tale principio piegandolo a scopi violenti ne distorce il significato. “La responsabilità di proteggere - ha spiegato mons. Migliore - non dovrebbe essere considerata soltanto in termini di intervento militare, ma soprattutto come necessità per la comunità internazionale di unirsi di fronte alla crisi", di "trovare mezzi e avviare negoziati, sostenendo la forza morale del diritto e per la ricerca bene comune”.

E qui, il presule ha esortato le Nazioni Unite ad essere fedeli alla vocazione che le ha originate, che non è quella - ha affermato - di “essere un governo mondiale”, quanto quella di ascoltare le voci spesso “ignorate” dei malati di AIDS, o dei perseguitati per motivi politici o religiosi, o delle vittime di vecchie e nuove schiavitù che invocano “azioni, impegni e risultati”. “La posta in gioco - ha detto mons. Migliore - non è solo la credibilità di questa Organizzazione di essere leader a livello mondiale ma, cosa ancora più importante, la capacità della comunità umana di fornire cibo e sicurezza e di proteggere i diritti umani fondamentali, in modo che tutti i popoli abbiano la possibilità di vivere liberi dal timore e dal bisogno e di difendere così la propria dignità”. (A cura di Alessandro De Carolis)







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