Preoccupazione della Chiesa irachena dopo la decisione del Parlamentto di abrogare
l'articolo sulla rappresentatività delle minoranze
Si tratta di “un’ingiustizia nei nostri confronti, per la nostra rappresentatività
e la nostra partecipazione alla società del nuovo Iraq democratico”. Così il patriarca
caldeo di Baghdad, cardinale Emmanuel III Delly, commenta la decisione del Parlamento
iracheno di abrogare l’art. 50 della legge elettorale dei consigli provinciali e relativo
alla rappresentatività delle minoranze irachene all’interno degli stessi consigli.
In una lettera inviata a diverse autorità irachene e ripresa dal Sir il cardinale
sottolinea che “grande è stato il colpo per l’abrogazione da parte del parlamento
dell’articolo 50 della Iraqi Provincial Election Law”. L’arcivescovo di Kirkuk, mons.
Louis Sako, ricorda inoltre che “la Carta delle Nazioni Unite, firmata dal governo
dell’Iraq, prevede il rispetto delle minoranze; chiediamo ai responsabili del nuovo
Iraq – spiega il presule - di includere le minoranze etniche e religiose”. Secondo
mons. Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, il rischio è quello di
creare dei “cittadini di serie B” con conseguenze legate anche “alla stabilità del
Paese intero”. “Le minoranze – osserva mons. Najim - devono avere diritti e doveri
per poter collaborare con le componenti maggioritarie”. “Preoccupazione” per le sorti
della minoranza cristiana e delle altre comunità non islamiche che vivono in Iraq
è stata espressa infine dal candidato democratico alle prossime presidenziali statunitensi,
Barack Obama. Il senatore sottolinea come “le minoranze cattoliche caldee, siro-ortodosse,
assire, armene, protestanti, così come quelle degli Yezidi e Mandei, abbiano pagato
un prezzo alto del conflitto iracheno” e come “continuino a subire un alto numero
di abusi e minacce”. “A questo - conclude – ora si aggiunge la difficoltà di essere
rappresentati nelle istituzioni del Paese”. (A.L.)