L'arcivescovo di San Salvador: a rischio le economie dei Paesi latinoamericani che
usano il dollaro
“Dobbiamo essere prudenti con le nostre spese, lavorare molto e soprattutto proteggere
e difendere il lavoro di tutti. Questa nostra prudenza in un momento così difficile
deve essere anche la prudenza che caratterizza l’opera dei governanti nella buona
amministrazione delle cose che possediamo e che abbiamo affidato a loro”. Così, ieri,
durante la sua tradizionale conferenza stampa della domenica, mons. Fernando Sáenz
Lacalle, arcivescovo di San Salvador, ha voluto commentare, con preoccupazione, le
possibili conseguenze negative sull’economia salvadoregna e di altri Paesi latinoamericani,
della crisi finanziaria statunitense. Ricordando che il Salvador, come per esempio
l’Ecuador, il Guatemala e altre nazioni, usano come moneta propria il dollaro, l’arcivescovo
ha sottolineato: “Siamo sulla stessa barca e perciò è dovere nostro comportarci con
prudenza, saggezza e sobrietà amministrative sia a livello delle famiglie sia come
nazione e sistema. Il fatto che il dollaro sia la moneta salvadoregna, con ciò che
accade in questi giorni all’economia USA, “rende il Salvador un Paese vulnerabile
e così come in altri momenti, ha precisato mons. Sáenz Lacalle, ci ha dato dei benefici
e vantaggi"; "oggi - ha aggiunto - può provocare dei danni". “Siamo di fronte ad un
problema, quello statunitense, che supera le nostre forze. Dobbiamo superare insieme
questa fase difficile così come abbiamo vissuto ore felici. Dobbiamo pregare il Signore
affinché ci aiuti in queste ore d’incertezza e preoccupazione”. Pensando al futuro,
tenendo conto soprattutto del periodo elettorale, mons. Sáenz Lacalle ha molto insistito
sulla necessità di una “maggiore sobrietà da parte di tutti: persone, famiglie, imprenditori
e politici”. Proprio in questi giorni nel Paese si discute sulle spese elettorali
dei partiti e sul debito estero nazionale e sul deficit commerciale. La stampa locale
vede oggi nelle dichiarazioni di mons. Sáenz Lacalle un invito a prendere sul serio
la situazione e la crisi del Paese. (L.B.)