I vescovi brasiliani chiedono giustizia per le torture avvenute durante la dittatura
“Perdono non è sinonimo di impunità” e, per questo, la Conferenza episcopale brasiliana
(CNBB) ha chiesto l'apertura totale degli archivi della dittatura militare che ha
governato il Paese per oltre venti anni (1964-1985) e la punizione dei torturatori.
“Dobbiamo perdonare perché senza perdono non ci sono né riconciliazione né pace –
ha commentato il presidente della CNBB, mons. Geraldo Lyrio Rocha, durante un'udienza
alla Commissione di Amnistia del ministero di Giustizia – Ma impunità no. È necessario
che si conoscano i colpevoli, per quanto è possibile, giusto e legale”. La Commissione
– informa l’ANSA – è incaricata di giudicare i processi di indennizzo ai religiosi
che furono perseguitati durante il regime militare, tra i quali sacerdoti, pastori
protestanti e arcivescovi. “I processi ai torturatori equivarranno ad una richiesta
di perdono dello Stato a coloro che furono incarcerati e torturati", ha aggiunto il
presule, spiegando: “La riconciliazione autentica presuppone che tutto venga a galla,
compreso ciò che avvenne dietro le quinte crudeli della tortura e che non deve essere
dimenticato”. (S.G.)