Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 26.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù racconta ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo la
parabola dei due figli, cui il padre chiede di andare a lavorare nella sua vigna.
Il primo risponde affermativamente, ma poi non ci va; il secondo risponde di non averne
voglia, ma poi, pentitosi, ci va. Quindi Gesù dice:
“In verità vi dico:
I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E` venuto a voi Giovanni
nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece
gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno
pentiti per credergli”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento
di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
(musica)
L'insegnamento
di questa pagina evangelica può essere suddiviso in due parti. Nella prima si insegna
il «fare la volontà del Padre». Questo insegnamento va contro un cristianesimo idealistico,
spiritualistico e quindi aleatorio. «Fare la volontà del Padre» non equivale a dire
'sì', ad acconsentire verbalmente e mentalmente a quel che il Signore ci chiede. Scambiare
l'autoimmedesimazione e l'autoconvinzione con il «fare la volontà del Padre» è un
errore fatale. Il cristianesimo non si risolve in un atto interiore, in un moto dello
spirito: non è pura interiorità. D'altro canto, e qui sopravviene
il secondo insegnamento, complementare al primo, non si può «fare la volontà del Padre»
se non credendogli e quindi dandogli credito, consegnandogli l'integrità della nostra
fiducia, nella certezza che Egli è «il veritiero». «I pubblicani e le prostitute gli
hanno creduto». Allora si potrà comprendere come l'irrealismo
e l'ineffettualità di coloro che dicono di sì, ma non vanno a lavorare, è radicato
nel difetto di realismo e quindi di verità della relazione col Padre. Il
fondo della questione non è il rapporto tra il dire e il fare, ma la qualità della
relazione col Padre. La verità dello stare alla presenza è regolativo rispetto alla
verità dei nostri moti interiori. (musica)