Filippine: sta "producendo frutti" la campagna pro-vita dei vescovi
La campagna a favore della vita promossa dalla Chiesa cattolica filippina comincia
a dare “i frutti sperati”, visto che un numero “sempre maggiore” di deputati è “contrario
alla legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health (Rh)”. Lo afferma padre
Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione episcopale per la famiglia e
la vita, che ha presenziato mercoledì scorso a una seduta della Camera bassa filippina
assieme a mons. Gabriel Reyes, vescovo di Antipolo. La battaglia dei vescovi e dei
deputati a favore della vita ha incassato anche l’appoggio di una parte del mondo
universitario: ieri gli studenti della Xavier University a Cagayan de Oro, nel sud
delle Filippine, hanno espresso dubbi sulla Rh che appare “poco trasparente” e che
non ha tenuto conto del “parere dei giovani”. “Siamo una delle categorie maggiormente
interessate dalla normativa – denuncia Arbie Llesis, presidente del locale movimento
studentesco, ripreso dall'agenzia Asianews – ma non ci hanno nemmeno interpellato
durante la fase di stesura”. La ragazza invita inoltre il governo a spendere “meno
soldi in contraccettivi” e stanziare “più fondi per la scuola, i libri, le strutture”
che appaiono in molti casi deficitarie. Riprendendo la posizione dei vescovi, Arbie
Llesis conclude ricordando che “è la corruzione endemica negli apparati governativi”
la ragione vera della “povertà” nelle Filippine, non certo la paventata “sovrappopolazione”
che andrebbe controllata grazie alla Rh come vuole una parte del Paese. Secondo le
stime ufficiali nel Paese si effettuano oltre 400mila aborti all’anno; nel 2000 vi
sono stati 473.400 casi di interruzioni indotte della gravidanza, nel 90% dei casi
volute da donne sposate. Il 60% delle ragazze che fanno uso di contraccettivi, dipendono
da forniture e sovvenzioni che arrivano dal governo e dagli apparati sociali. (R.P.)