Medici Senza Frontiere soccorre le popolazioni stremate dagli scontri armati in Somalia
e Congo
Medici Senza Frontiere (MSF) conferma ancora una volta la sua attiva presenza nelle
zone dell’Africa teatro di combattimenti. Nella Repubblica Democratica del Congo,
per sfuggire agli scontri tra diversi gruppi armati nel nord della provincia del Kivu,
circa 12 mila residenti della città di Masisi sono stati costretti ad abbandonare
le proprie abitazioni per trovare rifugio nei boschi. Nonostante la situazione caotica,
MSF è riuscita a portare avanti le attività dell'ospedale presente in città, tra cui
quelle del centro nutrizionale che ospita 54 bambini malnutriti. L’organizzazione
umanitaria sta inoltre valutando la situazione e la richiesta di assistenza in seguito
a segnalazioni di stupri perpetrati da uomini armati. “Questa situazione è l’ennesimo
esempio della violenza e della insicurezza cui è sottoposta la popolazione del Kivu
settentrionale - ha spiegato Anna Halford, coordinatore di Masisi -. Nonostante l’accordo
di pace raggiunto a gennaio, la lotta è aumentata in termini di intensità e di violenza.
I civili coinvolti negli scontri sono di nuovo costretti ad abbandonare le loro case
in gran numero”. Mentre in Somalia, da venerdì scorso, a causa degli scontri sempre
più intensi a Mogadiscio, si è verificato un drammatico aumento nel numero dei feriti
ricoverati all’ospedale di MSF a Daynile, appena fuori dalla città. Dei 65 pazienti
giunti al pronto soccorso da venerdì, 53 erano vittime di gravi ferite causate dai
combattimenti e provocate da colpi di mortaio e colpi di arma da fuoco. Molti pazienti
necessitavano di un intervento chirurgico immediato. Tra i feriti c’erano 13 donne
e 12 bambini sotto i 16 anni. Dopo una relativa diminuzione nel numero dei ricoveri
all’ospedale di Daynile in luglio e agosto, l’attuale aumento fa seguito all’intensificarsi
dei combattimenti nelle zone residenziali densamente popolate di Mogadiscio. (D.B.)