Incontro ecumenico in Libano dei vescovi amici dei Focolari. Il cardinale Vlk: un'esperienza
di unità nonostante le differenze
Si è concluso ieri l’incontro ecumenico internazionale dei Vescovi amici del Movimento
dei Focolari che quest’anno si è tenuto in Libano. Vi hanno partecipato presuli da
16 Paesi di 4 continenti, appartenenti a 16 diverse Chiese cristiane. Si è trattato
del 27.esimo incontro di questo tipo: quest'anno il tema era: “E la Parola si fece
carne”. In concomitanza con l’Anno Paolino i vescovi si sono recati anche in Siria
dove hanno visitato i maggiori luoghi legati all’Apostolo delle Genti. A Damasco hanno
fatto visita alla Moschea degli Ommayadi. Già scelta la località del prossimo incontro:
sarà Wittemberg, in Germania, in occasione dei 500 anni dalla pubblicazione delle
tesi di Martin Lutero. Ma per un bilancio dei lavori appena terminati sentiamo, al
microfono di Adriana Masotti, il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo
di Praga e coordinatore dell’incontro:
R. – Il
tema era “E la Parola si fece carne”. E dato che non siamo un gruppo che fa teologia,
ma siamo un gruppo che vive, che incarna e, quindi, con la nostra vita vogliamo che
si realizzi la parola più importante di Gesù: “Amatevi, come io vi ho amato”, è proprio
questo che ci siamo sforzati di realizzare fra di noi. Abbiamo vissuto così una profonda
unità, nonostante le diversità, nonostante ci siano delle differenze teologiche tra
le confessioni, ma noi vogliamo vivere, vogliamo realizzare, vogliamo “fare carne”
– potremmo dire – ciò che abbiamo in comune.
D.
– In attesa, quindi, di una unità più piena, anche attraverso la condivisione dell’Eucaristia,
la Parola può rappresentare questo punto di incontro tra tutte le Chiese cristiane?
R.
–Proprio in questo viene sempre fuori il dolore che non possiamo essere "uno" attraverso
l’altare. E visto che stiamo vivendo veramente in una profonda unità fraterna, si
sente di più il dolore di non poter ancora celebrare l’Eucaristia insieme. Gesù ha
fatto questa unità tra terra e cielo sulla Croce e noi allora dobbiamo accettare questa
croce dell’unità ancora non piena, ma vogliamo, così facendo, cercare di aiutare la
realizzazione dell’unità piena.
D. – In questo ambito
di dialogo di vita verso l’unità fra cristiani, che cosa c’entrano la visita alla
Moschea,che avete voluto fare, e l’incontro con le autorità musulmane?
R.
– Gesù ha pregato affinché tutti "siano uno" e non soltanto i credenti che credono
in Lui. E dato che in questo luogo sono presenti fedeli musulmani e che anche loro
credono in un Dio, in spirito di unità siamo andati da loro per mostrare loro che
siamo "uno", siamo andati con amore cercando di vedere ciò che di positivo loro hanno:
una fede in Dio. E’ uno sforzo enorme per realizzare ciò che siamo convinti sia la
volontà di Dio, che tutti siano "uno".
D. – C’è
stata una bella risposta a questo gesto?
R. – Siamo
rimasti sorpresi di quanto siano stati aperti. Ci hanno accolto con molto rispetto
e con amore. Certamente non possiamo e non vogliamo analizzare il contesto politico,
perché noi siamo andati per mostrare loro la fratellanza.