2008-09-24 15:15:33

Dibattito sul testamento biologico dopo le dichiarazioni del cardinale Bagnasco: intervista con mons. Sgreccia


La Chiesa accetta una legge sul “fine vita” a protezione del paziente ma che non consacri alcuna forma di eutanasia mascherata o di abbandono terapeutico. Mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, torna sulle parole pronunciate lunedì scorso a Roma dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in apertura del Consiglio permanente: il teologo risponde a quanti, soprattutto della stampa, possono averci letto una apertura della Chiesa nei confronti del cosiddetto testamento biologico, inteso come volontà del paziente di decidere anticipatamente di interrompere la propria alimentazione e idratazione in caso di malattia grave. Ascoltiamo mons. Sgreccia in questa intervista di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

R. – Non si è accolta l’idea del cosiddetto “testamento di vita”, perché questa parola non figura nelle dichiarazioni del cardinale Bagnasco. Il concetto di “testamento di vita” comprende il diritto di rifiutare il sostegno vitale finale e, quindi, anche l’alimentazione e l’idratazione. Il cardinale Bagnasco ha detto, invece, che l’alimentazione e l’idratazione non devono essere sottratti mai al paziente. Ciò che si deve offrire al malato in fase finale rimane quello che è stato insegnato finora: ha diritto ad avere l’alimentazione e l’idratazione e ad avere le terapie necessarie; può rifiutare le terapie proporzionate e gli accanimenti terapeutici. Queste dichiarazioni non equivalgono al “testamento di vita”.

 
D. – Mons. Sgreccia, si ritiene che sia arrivato comunque il momento di pensare ad una legge che possa evitare di scivolare poi in derive di vario genere?

 
R. – Sì, ma non perché questo fosse necessario. Si accetta un discorso di una legge, perché si impone a causa non di una scelta della Chiesa, ma di sentenze di tribunali che impongono di fare delle chiarificazioni.

 
D. – Una spinta forte è stata data dal caso Englaro…

 
R. – Sì. Per evitare queste fughe verso l’eutanasia compare la necessità di una legge, ma si tratta di una legge di difesa del paziente dall’eutanasia e non di una legge di accoglienza del “testamento di vita”.







All the contents on this site are copyrighted ©.