Mons. Migliore all’ONU: lo sviluppo dell'Africa, un opportunità per il mondo
Permettere e incoraggiare il protagonismo degli Africani nel processo di sviluppo
del loro continente: è l’appello che l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore
permanente della Santa Sede presso l’ONU, ha fatto ieri nel suo intervento all'incontro
sull'Africa tenutosi alla vigilia dell'apertura della 63.ma Assemblea generale delle
Nazioni Unite. Il servizio di Fausta Speranza:
“Nonostante
la recente crescita economica, l’aspettativa di vita in Africa resta tra le più basse
al mondo”, ha sottolineato mons. Migliore chiedendo che trovino attuazione pratica
le linee guida di sviluppo ben teorizzate. In questo senso, la Santa Sede ha espresso
apprezzamento per il richiamo del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon alla necessità
di “un’azione concreta”, a livello internazionale, regionale e nazionale. “L’Africa
è il più ‘giovane’ dei continenti”, ha affermato mons. Migliore ricordando che il
60% della popolazione è sotto i 25 anni. Questa è solo una delle considerazioni che
si possono fare per ricordare che “lo sviluppo dell’Africa è una grande opportunità
per tutto il mondo” - ha ribadito l’osservatore permanente - per poi ricordare anche
che “le culture africane hanno una “preziosa eredità” in termini di “profondo senso
della solidarietà e della vita in comune” su cui contare. E il nunzio apostolico ha
raccomandato che “tutti i piani di sviluppo economico tengano conto dell’identità
culturale e preservino i legami familiari”.
Nell’intervista
di Fausta Speranza, padre Umberto, missionario in Zambia, spiega che
cosa, in alcuni casi, ostacola a livello locale lo sviluppo di politiche a favore
della popolazione africana.
R. – Una
specie di "gang" politica, che non cerca le persone più capaci, più aperte, più oneste,
più impegnate per il bene comune, ma che ha paura di perdere la poltrona. Si mettono
d’accordo tra di loro per difendersi e per mantenere il potere, dando, regalando magari
farina, regalando vestiti e camicie per avere i voti e così via.
D.
– In tutto questo, le multinazionali e la comunità internazionale non guardano agli
interessi degli africani, ma guardano agli interessi dei meccanismi di mercato...
R.
– Mi sembra proprio di sì, perché purtroppo tante volte abbiamo visto dei Paesi donatori
che tradivano un po’ le aspettative e invece di esigere certi impegni di onestà, di
apertura, di attenzione al bene comune, cominciando dalle masse, dai poveri, dai più
diseredati, anche loro seguivano invece certi intrallazzi, dove magari avevano i loro
interessi, perché il politico tal de tali li lasciasse al potere e li aiutasse per
altre cose che noi non conosciamo, ma che loro volevano pianificare insieme.
D.
– In definitiva, manca molto ad una riforma delle strutture di produzione e di mercato
africane...
R. – Secondo me, siamo molto lontani.
Tante volte quello che viene spacciato per uno sviluppo nuovo, per una crescita, è
soltanto in termini economici per i potenti, per i ricchi, per i forti, ma non per
il popolo, non per la massa.
D. – L’osservatore permanente
della Santa Sede all’ONU sottolinea che lo sviluppo dell’Africa è una grandissima
opportunità per tutto il mondo, non solo per il continente. Lei che vive in Zambia
la vede così?
R. – Certo, potrebbe essere, se riuscissero
veramente a cambiare le politiche, ad imporre un impegno onesto, sincero, che metta
al primo posto il bene comune, soprattutto sull’educazione e sulla salute. Invece,
questo non viene fatto. Andando in un ospedale ti danno delle ricette, dove il poveraccio
che magari non mangia da tre giorni, deve andare a spendere un mucchio di soldi e
non può avere le medicine perché nell’ospedale non ci sono medicine e così via.
D.
– L’appello del Papa, domenica scorsa, per l’Africa è comunque un motivo di speranza
per voi che siete lì in missione...
R. – Per carità,
è un motivo fortissimo di speranza. Non resteremmo qui, non cercheremmo di impegnarci
per quanto possiamo, devo dire, se gli africani non ti prendessero in contropiede
tante volte. Trovi cioè delle cose stupende, della gente capace, magari analfabeta,
magari senza nessuna dignità riconosciuta e così via, ma che fa delle cose stupende
e accetta delle sofferenze, sa smitizzare la sua morte, il suo fallimento, sa mostrarti
il sorriso. Alla domanda “Come stai?” un uomo devastato risponde “sto bene, adesso
che sei venuto a trovarmi”. Ti confermano sempre che alla fine bisogna essere ottimisti,
alla fine bisogna guardare a un orizzonte che ti porta a qualcosa di molto meglio
nel futuro.