Le autorità vietnamite costruiscono un parco al posto della ex nunziatura
Ad una svolta la vicenda della ex nunziatura di Hanoi, il cui terreno, di proprietà
dei Redentoristi fin dal 1928, era stato nazionalizzato dalle autorità comuniste “per
utilità pubblica” ma che ultimamente sembrava potesse essere restituito alla Chiesa.
Protetto da un imponente schieramento di polizia, un gruppo di operai è improvvisamente
arrivato all’alba nel complesso della ex nunziatura, ha abbattuto la cancellata che
lo circonda ed ha cominciato a lavorare. Lo riferisce l’agenzia AsiaNews. Secondo
un annuncio della televisione, si vuole abbattere l’edificio e creare un parco pubblico.
Bloccati sacerdoti e fedeli che dalla vicina cattedrale di San Giuseppe sono accorsi
sul luogo, chiamati dalle campane. Si parla di due arresti. Sempre oggi, il quotidiano
del Partito comunista, Nhan Dan, riporta la notizia che in una riunione, svoltasi
il 17 settembre, il Comitato polare (l’amministrazione comunale) di Hanoi “vuole
tener conto delle legittime necessità dei fedeli per ampliare i luoghi di culto”,
secondo le leggi. La stessa fonte parla di un incontro del vicecapo del Comitato,
Vu Hong Khanh, con una rappresentanza della parrocchia di Thai Ha e delle petizioni
avanzate “da alcuni sacerdoti” riguardo al terreno, del quale i Redentoristi chiedono
la restituzione. Al tempo stesso, però, l’esponente comunista afferma che “lo Stato”
fin dal 1961 ha concesso il terreno ad una ditta di abbigliamento, la Chien Thang
Garment Joint Stock Company. Proprio i lavori che tale società ha cominciato ad inizio
anno sono all’origine delle manifestazioni dei parrocchiani, che chiedono la restituzione
del terreno. Inoltre il Comitato popolare chiede la rimozione delle croci e degli
altri simboli religiosi posti sul terreno in questione e di restituirlo alle autorità
del distretto di Dong Da, in modo che queste possano “procedere alla formulazione
di un progetto di costruzione di pubblica utilità”. Ai parrocchiani è stato intimato
di non tenere “comportamenti aggressivi”. Il 2 febbraio scorso l’arcivescovo di Hanoi,
mons. Joseph Ngô Quang Kiệt, aveva annunciato la promessa del governo di restituire
alla Chiesa il complesso della ex nunziatura, mentre il 27 febbraio, pur non facendo
cenno del precedente impegno, Trân Dinh Phung, membro permanente del Fronte patriottico
ed incaricato degli Affari religiosi ed etnici, esprimendo il punto di vista del primo
ministro sulla vicenda aveva definito “del tutto legittima” la richiesta della Chiesa
di poter utilizzare il complesso per le attività della Conferenza episcopale. “Il
governo non potrà ignorare”, aveva detto, la richiesta della massima espressione dei
sette milioni di cattolici vietnamiti che da 27 anni, cioè dalla creazione della Conferenza
episcopale, collabora con la nazione.