L'arcivescovo di Bogotá contro il progetto di legge che autorizza l’eutanasia in Colombia
“Voglio ricordare ai fedeli e a tutti i colombiani che non può mai considerarsi moralmente
lecita l’azione di provocare direttamente o intenzionalmente la morte di una persona”.
Queste le parole dell’arcivescovo di Bogotá e Primate della Colombia card. Pedro Rubiano
Sáenz pronunciate dopo che il Senato del Paese ha approvato in prima lettura un progetto
di legge che regola l’eutanasia e l'assistenza al suicidio. “Poiché l’articolo 11
della Costituzione afferma che il diritto alla vita è inviolabile – continua il porporato
- lo Stato diventa garante della vita”. L’arcivescovo ha aggiunto, che “non si tratta
di prolungare le sofferenze senza motivo, né di spendere molto denaro o eseguire interventi
medici inutili, si tratta di difendere i principi fondamentali”. “La necessità di
salvaguardare il diritto alla vita – ha terminato il Primate – riguarda specialmente
i più deboli, come le persone che si trovano in stato vegetativo, gli invalidi, i
neonati o i bambini che si trovano nel grembo della madre e soffrono di malformazioni”.
Il progetto di legge stabilisce che la richiesta di assistenza al suicidio deve essere
rilasciata in forma scritta dal paziente, che deve essere affetto da una malattia
terminale, senza possibilità di guarigione e con forti dolori. Già dal 1997 la Corte
Costituzionale boliviana si era espressa dichiarando ammissibile l’eutanasia. (V.V.)