Giornata di preghiera in Bolivia per scongiurare la guerra civile
Oggi, in tutte le diocesi della Bolivia, per volere della Conferenza episcopale si
prega “il Signore della vita e la Vergine Maria, Regina della pace, affinché guidino
i nostri passi sulle strade della riconciliazione, del bene comune, della dignità
e della libertà”: così si legge nel comunicato dell’Episcopato che ha stabilito questa
Giornata di preghiera in uno dei momenti più delicati della storia del Paese. Intanto,
come ha chiesto l’Unione delle Nazioni del Sudamerica (UNASUR), continua il difficile
dialogo tra il governo del presidente Evo Morales e i prefetti delle nove regioni,
cinque delle quali in posizione molto critiche nei confronti della politica governativa.
Il servizio di Luis Badilla:
In
tutte le diocesi boliviane, i vescovi, hanno chiamato a pregare per la pace e la vita
e a fare un gesto pubblico (…) per implorare dal Signore la riconciliazione, il bene
comune, la dignità e la libertà”. In tutte le parrocchie della Bolivia, dalle 12 alle
13, oggi ci sarà l’esposizione e l’adorazione del Santissimo Sacramento, accompagnata
dal suono delle campane a distesa. La celebrazione principale avverrà a Santa Cruz,
dove alle ore 19.30 il cardinale Julio Terrazas, presiederà la Santa Messa nell’atrio
della Cattedrale. I fedeli delle parrocchie e delle diverse comunità del centro si
recheranno in pellegrinaggio fino alla piazza principale, portando fiaccole in segno
di luce. A questa Giornata il nunzio apostolico, mons. Luciano Suriani, ha inviato
uno speciale messaggio in cui, citando Benedetto XVI, ricorda a tutti i boliviani
che “ciascuno di noi è un canale di pace”; pace “che comincia nel cuore di ognuno
di noi e poi si estende sia nella vita familiare sia in quella sociale”. "Costruendo
la pace, aggiunge il nunzio, si gettano le premesse per una vera convivenza tra fratelli.
Dobbiamo lavorare per essere coraggiosi e sinceri araldi della pace senza dimenticare
mai che non c'è pace senza giustizia e senza perdono. Perciò, conclude mons. Suriani,
in nome di Dio esorto tutti, governati e governati, ad unire le forze, le intelligenze
e la buona volontà per diventare costi quel costi canali di pace". Intanto sul fronte
politico ieri è ripreso tra il presidente Evo Morales e i governatori delle 9 regioni
del Paese voluto dall’Unione delle Nazioni del Sudamerica (UNASUR) che lunedì ha espresso
solidarietà al governo boliviano, ma che ha chiesto “un dialogo vero tra le parti
in conflitto”. Con l’azione di “facilitazione” (e non di mediazione) delle Chiese
cattolica, metodista ed evangelica, Morales ha incontrato 8 governatori e il rappresentante
del governatore della regione di Pando (agli arresti perché accusato di “sovversione”
dopo una strage di contadini giorni fa), per discutere i temi più controversi che
dividono il Paese da oltre 18 mesi: distribuzione dei proventi degli idrocarburi,
autonomie regionali, nuova Costituzione e metodi di modifica del referendum e metodi
per designare numerose alte cariche vacanti dello Stato, in particolare del potere
giudiziario. Per ora non si segnalano progressi tranne quello, non meno importante,
che le parti, dopo 18 mesi di incomunicabilità totale, si siano seduti allo stesso
tavolo per negoziare. Nelle ultime ore, gran parte della stampa locale, spesso divisa
e partecipe dei contrasti che lacerano la Bolivia, ha cambiato i toni e, da un lato,
incoraggia la partecipazione agli eventi della Giornata di preghiera, dando grande
risalto al messaggio del nunzio, e dall’altra, prospettando i gravi pericoli di guerra
civile che minacciano il futuro del popolo boliviano.