L'ombra del '29 dietro la crisi finanziaria mondiale. In Italia è recessione
La crisi finanziaria americana continua a scuotere i mercati mondiali. Ma dopo un
avvio incerto, salgono le borse europee, in seguito all'annuncio da parte delle banche
centrali internazionali di un intervento congiunto per assicurare liquidità ai mercati.
La Federal riserve inietterà 180 miliardi di dollari. Gli indici di Londra, Milano,
Francoforte e Parigi hanno intanto fatto segnare un leggero rialzo, come pure la borsa
asiatica di Hong Kong. In Italia, la Confindustria annuncia: siamo in recessione.
La ripresa forse nel 2009. La crisi finanziaria in atto ha comunque messo in evidenza
la vulnerabilità dell’intero sistema economico. Federico Piana ha chiesto all’economista
Riccardo Moro come sia stato possibile arrivare a questo punto:
R. – Credo
che potremmo ordinare alcune considerazioni. La prima: perché il sistema è vulnerabile?
Sono stati usati degli strumenti finanziari straordinariamente raffinati in una situazione
di regolamentazione molto leggera o addirittura in una situazione di assenza di regole:
come ad esempio la vicenda dei mutui subprime, laddove con il termine mutui subprime
si intendono quei mutui dati a persone che non sono in grado di offrire le garanzie.
Il secondo elemento è quello della sfiducia. Quando nasce la sfiducia tutti cominciano
ad aver paura e cominciano a vendere o a chiedere di avere i propri soldi: ed ecco
allora che si vedono quelle scene che abbiamo visto fuori delle banche e che erano
le scene tipiche del ’29. La sfiducia ha quindi invaso i mercati e non solo le banche
ma anche evidentemente i singoli operatori, le singole famiglie che hanno iniziato
le corse a vendere ed ecco che abbiamo i risultati delle Borse.
D.
– Perché il Tesoro statunitense è interessato al salvataggio di alcune istituzioni
finanziarie, come ad esempio l’AIG?
R. – C’è stata
una attenzione, che non è pessima dal mio punto di vista, ad intervenire da parte
del Tesoro americano nei confronti degli operatori che avevamo maggiore legame con
il cittadino. Il problema è che tre interventi, tutti estremamente consistenti e
cioè quelli con la Spear quest’estate, quello con i due fondi qualche settimana fa
e quello con la AIG, questo grande gruppo assicurativo, di ieri – evidentemente non
bastano a dare fiducia al mercato e a tenere un po’ tranquille le “animalità”, come
direbbe Max Weber, di chi ha un qualche minimo ruolo ed anche solo il piccolo risparmiatore,
nel mercato finanziario. Credo che sia molto importante avere tanta calma e tanto
sangue freddo.
D. – Questa crisi, quali conseguenze
potrebbe avere sulle famiglie?
R. – Alcune ricadute
le ha già: la Lehman Brothers aveva emesso delle obbligazioni qualche tempo fa, estremamente
tranquille e ad un tasso di interesse che aveva appena lo 0,5 o lo 0,4 per cento più
dei nostri BOT e CCT, che da tutti gli indicatori internazionali erano considerati
un investimento senza preoccupazioni e che sono state comprate anche da molti operatori
e da molte famiglie italiane.
D. – Sarà veramente
l’economia reale a salvare la situazione?
R. – Sì,
questo è molto vero. Ciò che ha creato la crisi è stato questo insieme dei cosiddetti
derivati e cioè di titoli emessi sulla base di altri titoli. E’ vero che dovremmo
ora tornare ad un sistema bancario che è legato fondamentalmente all’economia reale
e al servizio della produzione. Oggi con i sistemi dei derivanti, con questi sistemi
sempre più raffinati, abbiamo un sistema finanziario, che è sostanzialmente auto-referenziato,
molto più consistente e molto più grande per numeri di quello dell’economia reale,
ma che ha mostrato – ripeto ancora una volta, usando questa parola – la sua vulnerabilità.
D. – Siamo di fronte ad una crisi come quella del
1929?
R. – I paragoni sono sempre un po’ bislacchi.
La situazione mi sembra seria. Io ero forse meno pessimista qualche tempo fa, ma mi
sembra che la situazione sia ora molto seria. Non credo che questo significhi che
andremo ad avere una produzione industriale che andrà in ginocchio, come accaduto
nel ’29. E’ probabile che si abbiano, però, delle ricadute di una certa consistenza.
Si ridisegnerà, più che altro, il mondo anche dal punto di vista delle proprietà finanziarie.