2008-09-18 15:29:27

L'ombra del '29 dietro la crisi finanziaria mondiale. In Italia è recessione


La crisi finanziaria americana continua a scuotere i mercati mondiali. Ma dopo un avvio incerto, salgono le borse europee, in seguito all'annuncio da parte delle banche centrali internazionali di un intervento congiunto per assicurare liquidità ai mercati. La Federal riserve inietterà 180 miliardi di dollari. Gli indici di Londra, Milano, Francoforte e Parigi hanno intanto fatto segnare un leggero rialzo, come pure la borsa asiatica di Hong Kong. In Italia, la Confindustria annuncia: siamo in recessione. La ripresa forse nel 2009. La crisi finanziaria in atto ha comunque messo in evidenza la vulnerabilità dell’intero sistema economico. Federico Piana ha chiesto all’economista Riccardo Moro come sia stato possibile arrivare a questo punto:RealAudioMP3

R. – Credo che potremmo ordinare alcune considerazioni. La prima: perché il sistema è vulnerabile? Sono stati usati degli strumenti finanziari straordinariamente raffinati in una situazione di regolamentazione molto leggera o addirittura in una situazione di assenza di regole: come ad esempio la vicenda dei mutui subprime, laddove con il termine mutui subprime si intendono quei mutui dati a persone che non sono in grado di offrire le garanzie. Il secondo elemento è quello della sfiducia. Quando nasce la sfiducia tutti cominciano ad aver paura e cominciano a vendere o a chiedere di avere i propri soldi: ed ecco allora che si vedono quelle scene che abbiamo visto fuori delle banche e che erano le scene tipiche del ’29. La sfiducia ha quindi invaso i mercati e non solo le banche ma anche evidentemente i singoli operatori, le singole famiglie che hanno iniziato le corse a vendere ed ecco che abbiamo i risultati delle Borse.

 
D. – Perché il Tesoro statunitense è interessato al salvataggio di alcune istituzioni finanziarie, come ad esempio l’AIG?

 
R. – C’è stata una attenzione, che non è pessima dal mio punto di vista, ad intervenire da parte del Tesoro americano nei confronti degli operatori che avevamo maggiore legame con il cittadino. Il problema è che tre interventi, tutti estremamente consistenti e cioè quelli con la Spear quest’estate, quello con i due fondi qualche settimana fa e quello con la AIG, questo grande gruppo assicurativo, di ieri – evidentemente non bastano a dare fiducia al mercato e a tenere un po’ tranquille le “animalità”, come direbbe Max Weber, di chi ha un qualche minimo ruolo ed anche solo il piccolo risparmiatore, nel mercato finanziario. Credo che sia molto importante avere tanta calma e tanto sangue freddo.

 
D. – Questa crisi, quali conseguenze potrebbe avere sulle famiglie?

 
R. – Alcune ricadute le ha già: la Lehman Brothers aveva emesso delle obbligazioni qualche tempo fa, estremamente tranquille e ad un tasso di interesse che aveva appena lo 0,5 o lo 0,4 per cento più dei nostri BOT e CCT, che da tutti gli indicatori internazionali erano considerati un investimento senza preoccupazioni e che sono state comprate anche da molti operatori e da molte famiglie italiane.

 
D. – Sarà veramente l’economia reale a salvare la situazione?

 
R. – Sì, questo è molto vero. Ciò che ha creato la crisi è stato questo insieme dei cosiddetti derivati e cioè di titoli emessi sulla base di altri titoli. E’ vero che dovremmo ora tornare ad un sistema bancario che è legato fondamentalmente all’economia reale e al servizio della produzione. Oggi con i sistemi dei derivanti, con questi sistemi sempre più raffinati, abbiamo un sistema finanziario, che è sostanzialmente auto-referenziato, molto più consistente e molto più grande per numeri di quello dell’economia reale, ma che ha mostrato – ripeto ancora una volta, usando questa parola – la sua vulnerabilità.

 
D. – Siamo di fronte ad una crisi come quella del 1929?

 
R. – I paragoni sono sempre un po’ bislacchi. La situazione mi sembra seria. Io ero forse meno pessimista qualche tempo fa, ma mi sembra che la situazione sia ora molto seria. Non credo che questo significhi che andremo ad avere una produzione industriale che andrà in ginocchio, come accaduto nel ’29. E’ probabile che si abbiano, però, delle ricadute di una certa consistenza. Si ridisegnerà, più che altro, il mondo anche dal punto di vista delle proprietà finanziarie.







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