E' crisi politica in Ucraina. Si è ufficialmente sciolta la coalizione filooccidentale
arancione composta dal partito “Nostra Ucraina” del presidente Viktor Iushenko e dal
blocco guidato dall’attuale premier Iulia Timoshenko. Quest’ultima dovrà ora presentare
le dimissioni ed esercitare le funzioni provvisorie. La Rada ha 30 giorni di tempo
per formare una nuova maggioranza. In alternativa saranno convocate elezioni anticipate.
I rapporti tra il premier e il presidente si sono incrinati dopo il conflitto russo-georgiano
e la riduzione dei poteri presidenziali perseguita in aula dal blocco della Timoshenko
con l’appoggio dell’opposizione filorussa. Una situazione che aveva indotto Iushenko
a parlare di “golpe bianco”. Proprio sulle cause della crisi abbiamo raccolto il commento
di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area:
R. – La rivalità
tra il presidente Iushenko ed il primo ministro Iulia Timoshenko è cominciata nel
momento in cui la Timoshenko si è un pò defilata rispetto alla linea fortemente anti-russa
adottata dall’Ucraina in particolare quando è scoppiata la crisi tra Georgia ed Ossezia
del Sud. Pur avendo un confine di migliaia di chilometri con la Russia, pur essendo
in debito con Mosca dei due terzi delle forniture energetiche e di una porzione maggioritaria
dell’interscambio commerciale, l’Ucraina in questi anni ha vissuto molto nell’illusione
di poter praticare una politica anti-russa. Ora, al di là delle questioni di principio,
la realtà della geografia ha un suo peso: non si può con un “vicino” di quel genere
pensare di essere, in qualche modo, adottati dagli Stati Uniti. Il prezzo di quell’illusione
viene pagato adesso.
D. – Possiamo fare una previsione
su dove andrà l’Ucraina anche tenendo conto della NATO e dell’Unione Europea?
R.
– Ultimamente, si è sentito dire in maniera piuttosto affrettata che è finita l’epoca
della politica delle “sfere di influenza”. La realtà è che per un decennio, per tutti
gli anni ’90 e anche oltre, questa è stata una politica assolutamente ed intensamente
praticata ma da un’unica potenza cioè gli Stati Uniti. Qualcosa è cambiato perché
la stessa politica provano a praticarla sia la Cina, sia la Russia. Ed è una strada
non solo ben presente ma che lo sarà ancora di più in futuro. Io credo sia abbastanza
inevitabile, per alcuni Paesi, tenere conto dei confini, tenere conto dei vicini.
Come si può pensare di essere ostili alla Russia, dipendendo da Mosca per quello che
riguarda il commercio e le fonti energetiche? Questo non vuol dire ovviamente sottomissione,
non vuol dire vassallaggio e sudditanza: vuol dire semplicemente realismo politico
perché poi alla fine quello che deve fare ogni governo è badare al bene e alla convenienza
dei propri cittadini.
D. – E l’ingresso in Europa?
R.
– L’Ucraina lo vorrebbe molto l’ingresso a differenza dell’entrata nella NATO che
invece i cittadini ucraini contestano. Purtroppo è l’Europa che non vuole l’Ucraina.