2008-09-16 15:15:37

La crisi del Caucaso fa cadere il governo ucraino


E' crisi politica in Ucraina. Si è ufficialmente sciolta la coalizione filooccidentale arancione composta dal partito “Nostra Ucraina” del presidente Viktor Iushenko e dal blocco guidato dall’attuale premier Iulia Timoshenko. Quest’ultima dovrà ora presentare le dimissioni ed esercitare le funzioni provvisorie. La Rada ha 30 giorni di tempo per formare una nuova maggioranza. In alternativa saranno convocate elezioni anticipate. I rapporti tra il premier e il presidente si sono incrinati dopo il conflitto russo-georgiano e la riduzione dei poteri presidenziali perseguita in aula dal blocco della Timoshenko con l’appoggio dell’opposizione filorussa. Una situazione che aveva indotto Iushenko a parlare di “golpe bianco”. Proprio sulle cause della crisi abbiamo raccolto il commento di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area:RealAudioMP3

R. – La rivalità tra il presidente Iushenko ed il primo ministro Iulia Timoshenko è cominciata nel momento in cui la Timoshenko si è un pò defilata rispetto alla linea fortemente anti-russa adottata dall’Ucraina in particolare quando è scoppiata la crisi tra Georgia ed Ossezia del Sud. Pur avendo un confine di migliaia di chilometri con la Russia, pur essendo in debito con Mosca dei due terzi delle forniture energetiche e di una porzione maggioritaria dell’interscambio commerciale, l’Ucraina in questi anni ha vissuto molto nell’illusione di poter praticare una politica anti-russa. Ora, al di là delle questioni di principio, la realtà della geografia ha un suo peso: non si può con un “vicino” di quel genere pensare di essere, in qualche modo, adottati dagli Stati Uniti. Il prezzo di quell’illusione viene pagato adesso.

 
D. – Possiamo fare una previsione su dove andrà l’Ucraina anche tenendo conto della NATO e dell’Unione Europea?

 
R. – Ultimamente, si è sentito dire in maniera piuttosto affrettata che è finita l’epoca della politica delle “sfere di influenza”. La realtà è che per un decennio, per tutti gli anni ’90 e anche oltre, questa è stata una politica assolutamente ed intensamente praticata ma da un’unica potenza cioè gli Stati Uniti. Qualcosa è cambiato perché la stessa politica provano a praticarla sia la Cina, sia la Russia. Ed è una strada non solo ben presente ma che lo sarà ancora di più in futuro. Io credo sia abbastanza inevitabile, per alcuni Paesi, tenere conto dei confini, tenere conto dei vicini. Come si può pensare di essere ostili alla Russia, dipendendo da Mosca per quello che riguarda il commercio e le fonti energetiche? Questo non vuol dire ovviamente sottomissione, non vuol dire vassallaggio e sudditanza: vuol dire semplicemente realismo politico perché poi alla fine quello che deve fare ogni governo è badare al bene e alla convenienza dei propri cittadini.

 
D. – E l’ingresso in Europa?

 
R. – L’Ucraina lo vorrebbe molto l’ingresso a differenza dell’entrata nella NATO che invece i cittadini ucraini contestano. Purtroppo è l’Europa che non vuole l’Ucraina.







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