In Bolivia riprende il dialogo tra governo e opposizione
In Bolivia si cerca di percorrere la strada della riconciliazione: nella ricca regione
di Santa Cruz, dove l’opposizione al presidente boliviano Evo Morales è più forte,
i sostenitori del governatore hanno annunciato la sospensione delle manifestazioni
di protesta , “come segno di buona volontà”. Anche il mondo della politica si sta
impegnando per trovare una soluzione alla crisi che sta scuotendo la Bolivia. La situazione
nel Paese latinoamericano è al centro del vertice dell'UNASUR, l'Unione delle Nazioni
sudamericane, convocato per oggi dal presidente cileno, la signora Bachelet a Santiago
del Cile. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Dopo un’ondata
di violenze che ha scosso il Paese provocando almeno 18 morti, il governo boliviano
e rappresentanti dell’opposizione hanno ripreso il dialogo per tentare di trovare
una soluzione. Secondo fonti di stampa, l'accordo appare imminente. L'Unione delle
Nazioni del Sudamerica a Santiago del Cile (UNASUR) ha espresso soddisfazione per
la ripresa del dialogo ma le difficoltà non mancano. Tra i punti di contrasto ci sono
il progetto di Costituzione e la riforma agraria che il capo di Stato Morales intende
promuovere. Le regioni più ricche chiedono, invece, maggiore autonomia al governo
ed una diversa ripartizione delle risorse derivanti dallo sfruttamento del gas. A
queste frizioni si deve aggiungere un’altra profonda spaccatura: alla parte orientale
della Bolivia, ricca di risorse naturali e con una popolazione in gran parte di origine
europea, si contrappone infatti la zona occidentale del Paese, caratterizzata da una
diffusa povertà e da una fortissima presenza indigena. E’ quanto sottolinea Arturo
Mottola, missionario laico italiano della “Comunità Giovanni XXIII” che
con l’aiuto di alcuni volontari ha aperto nella città di Yacuiba, nel sud del Paese,
il Centro “Angel de la Guarda” per aiutare bambini di strada:
R.
– E’ una situazione molto grave. Si è scatenata un’ondata di violenza che ha distrutto
famiglie e che, soprattutto, ha inasprito le relazioni fra i cosiddetti “camba” e
i cosiddetti “coi”, tra gente d’Oriente e la gente d’Occidente.
D.
– La Bolivia è, quindi, una realtà molto spaccata. Ma cosa spinge il Paese verso il
precipizio di nuovi scontri e a quali speranze è affidata, invece, la possibile uscita
dalla crisi?
R. – Purtroppo gli scontri sono aumentati;
c’è ancora molto da fare e da camminare proprio per quanto riguarda il rispetto delle
diversità etniche presenti nel Paese. Serve una reale capacità di saper dialogare
fra persone che sono diverse. Si è arrivati a questa situazione perché siamo passati
da una destra molto forte ad una sinistra molto forte: tutte e due – sia la destra
sia la sinistra attuale – non sono purtroppo capaci di saper dialogare fra di loro
e questo genera violenza. Io credo che, anzitutto, sia necessario rinunciare agli
estremismi sia da una parte che dall’altra. Bisogna, quindi, essere capaci di accettare
queste diversità, cercando di dialogare insieme per poter camminare verso un futuro
nuovo.
D. – Un futuro nuovo che lei cerca di garantire
ai bambini di strada, strappandoli dalla povertà. Come prosegue il suo impegno in
questi giorni segnati in Bolivia da tensioni e violenze?
R.
– Abbiamo cercato di spiegare la situazione ai bambini e ai giovani che sono con noi.
Abbiamo fatto insieme un cammino di riconciliazione: fra i nostri bambini ci sono,
infatti, bambini che provengono sia da zone dell’Oriente, sia da aree dell’Occidente.
Abbiamo cercato, quindi, di far capire loro che non c’è veramente alcuna differenza
tra coloro che arrivano dall’Oriente e quelli che provengono dall’Occidente. Quello
che noi facciamo è cercare di mettere insieme la vita, perché il Signore ci chiama
a costruire insieme e a vivere insieme. Dobbiamo seguire questa chiamata nonostante
le nostre diversità, le difficoltà, le nostre povertà. Il Signore ci chiama a vivere
la nostra vita insieme con gli altri. Ci chiama a crescere insieme e a camminare insieme
verso una vita diversa, verso una vita nuova che è Resurrezione, che è amore. Proprio
l’altro giorno - nonostante questo clima di violenza e di difficoltà, abbiamo voluto
continuare il nostro impegno con i ragazzi e con i bambini - abbiamo celebrato insieme
l’anniversario di fondazione del nostro centro: abbiamo vissuto insieme un momento
veramente di vita, perché in tanta morte, che si sta purtroppo spargendo nel Paese,
noi vogliamo continuare ad essere presenti con Gesù: questo è il cammino della riconciliazione
e della pace. Dopo tanta violenza e sfruttamento, bisogna ora arrivare a mettere il
Signore in mezzo a noi per poter camminare insieme e costruire un mondo nuovo.