Forte presenza nel volontariato, meno nei partiti, nei sindacati e nelle altre organizzazioni
della società civile. E’ il quadro che emerge dei cattolici praticanti, secondo un’indagine
commissionata dalle ACLI e presentata ieri a Perugia nell’ultima giornata del loro
annuale convegno di studi. Tra coloro che frequentano ogni domenica la Messa, il 26%
fa azione di volontariato contro l’8% della popolazione, mentre, ad esempio, solo
il 5% è iscritto a un’organizzazione di categoria rispetto a un dato nazionale del
7%. Alessandro Guarasci ha intervistato il presidente delle ACLI Andrea
Olivero:
R. –
Questo, probabilmente, è identificabile con il fatto che le ideologie avevano bloccato
questi luoghi di partecipazione, quindi i cattolici - che sono i più refrattari alle
ideologie – hanno partecipato meno. Ma è ugualmente un problema.
D.
– Qui a Perugia è emerso anche che crollano le ideologie e la gente comincia a votare
sempre di più in base ai propri bisogni...
R. – Si,
probabilmente c’è questa maggiore attenzione ai propri valori e alle proprie necessità;
le due cose non possono essere profondamente disgiunte, evidentemente, perché si sceglie
in base a quello che è un vissuto personale.
D. –
Ma questo vi preoccupa, in parte?
R. – Si, ci preoccupa.
Il rischio è che, appunto, manchino poi le visioni; che quindi non ci sia poi più
entusiasmo, capacità di impegnarsi per un qualcosa che valga al di là della necessità
immediata della realizzazione dei propri bisogni personali.
D.
– In Italia, a suo avviso, sta nascendo una questione sociale che riguarda i redditi
e i ceti medio-bassi?
R. – Si, c’è. Questo è evidente,
in particolare il tema proprio del reddito. Quello che abbiamo evidenziato, anche
nell’indagine che abbiamo commissionato ad IREF, è che c’è una richiesta pressante
di risorse per le famiglie, per le persone. Non soltanto servizi, anzi, si è disponibili
persino - ed è un paradosso – a rinunciare a qualche servizio pur di avere in mano
qualche risorsa. Evidentemente tante, troppe persone faticano ad arrivare a fine mese,
e questa diventa l’urgenza prioritaria.
D. – I cattolici
sentono ancora l’esigenza di proporre valori non negoziabili?
R.
– Si, per noi sono elementi fondanti. L’elemento fondamentale e importante è il come
proporre questi valori, nel senso che i valori non negoziabili non sono valori che
non possono essere portati nel dibattito, ovvero non possono essere giustificati razionalmente
da parte dei cattolici. Noi, anzi, abbiamo l’ambizione, in qualche modo, di convincere
tutti i concittadini della bontà di questi valori per l’intera comunità e questo convincimento
passa attraverso una convivenza, cioè un vivere insieme con gli altri, e quindi uno
spiegarsi in profondità su quali sono le ragioni che stanno alla base di questi nostri
valori.