2008-09-13 12:26:11

Appello del cardinale Martino all'Europa: più solidarietà con gli immigrati africani


Le comunità cristiane devono continuare ad impegnarsi nel processo di promozione del dialogo, a partire da quello fondamentale tra le Chiese d’origine e quelle di accoglienza dei migranti. E’ quanto si legge nel messaggio del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Il documento, a firma del cardinale Renato Raffaele Martino e dell'arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del dicastero, è stato diffuso in occasione dell’incontro annuale, incentrato sul tema “I migranti africani in Europa e nella Chiesa”, dei direttori nazionali per la pastorale dei migranti europei che si chiuderà domani a Vienna. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Nell’aridità dei numeri e delle cifre sul flusso di immigrati provenienti dall’Africa si concentrano storie drammatiche di persone che rischiano la vita per arrivare in Europa. Lo scorso anno sono stati almeno 31 mila, con piccole imbarcazioni, a cercare di raggiungere le Isole Canarie dalle coste dell’Africa. Più di 6 mila hanno perso la vita nella traversata. Questo movimento di popoli – si legge nel messaggio del Pontificio Consiglio – “interpella pure la Chiesa e la sua responsabilità pastorale”. L’adesione al Signore chiama i credenti ad amare il prossimo, a seguire “ la regola d’oro della carità” e ad animare “un senso di responsabilità non più limitato ai membri del proprio gruppo comunitario”. Non si tratta di un richiamo astratto ma di un “ imperativo morale” a compatire e soccorrere “chiunque si trovi in difficoltà, affine o estraneo, autoctono o immigrato, concittadino o straniero”. Bisogna evitare che “la ragione diventi sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana”. Ricordando che non c’è futuro per un Paese o una cultura chiusa o contraria ad influssi esterni, si deve affermare “la centralità della persona umana”. Verso questa centralità si orienta il cristianesimo, che ha dato il suo alto contributo – si conclude nel documento - al “miglioramento della condizione umana, concorrendo a creare società più libere e prioritarie” e promuovendo “la dignità umana, la tolleranza e la libertà di coscienza e di culto”.







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