Gli Stati Uniti ricordano oggi gli attentati dell'11 settembre 2001: 7 anni fa, gli
attacchi alle Torri Gemelle di New York, al Pentagono a Washington e all'aereo precipitato
in Pennsylvania provocarono quasi 3 mila morti. Particolare attenzione viene dedicata,
quest'anno, a come istruire le nuove generazioni sulla minaccia terroristica. Numerose
le iniziative nelle scuole. La cerimonia centrale si terrà, come sempre, a Ground
Zero. Da New York il servizio di Elena Molinari:
Con rituali
consolidati, un nuovo monumento e un’insolita tregua fra i candidati alla Casa Bianca,
l’America ricorda oggi il settimo anniversario dell’attacco dell’11 settembre 2001,
l’ultimo dell’era Bush. La prima cerimonia si è già svolta a Washington, dove migliaia
di sopravvissuti alla strage hanno camminato in silenzio dal cimitero di Arlington
al Pentagono; oggi invece, nella capitale americana, si svolgeranno commemorazioni
attorno al nuovo Memorial per le vittime, che verrà inaugurato in mattinata; il monumento
è composto da 184 sedili, recanti ognuno il nome di una delle persone da ricordare.
In California invece, a Santa Monica, sono 3000 le bandierine piantate nella sabbia,
una per ognuna delle vittime di Washington e di New York. E a New York sono state
portate, quest’anno, dalla Chiesa di San Martino a Burano (Venezia), le reliquie di
Santa Barbara, per una cerimonia religiosa in ricordo dei vigili del fuoco morti al
World Trade Center. In occasione dell’anniversario, i due contendenti alla presidenza,
Obama e McCain, hanno concordato una giornata senza comizi; entrambi parteciperanno
alla cerimonia di Ground Zero di stamattina, che prevede la consueta lettura dei nomi
delle vittime.
Dopo sette anni resta ancora molto forte
negli americani il dolore per i sanguinosi attacchi subìti. Ma quanto è cambiata la
società statunitense in seguito a quei drammatici avvenimenti? Stefano Leszczynski
lo ha chiesto alla giornalista americana Mary Shovlain:
R. – Dopo
gli attacchi dell’11 settembre, l’America è rimasta molto ferita, e si è svegliata,
per così dire, perché non sapeva di essere così odiata in altre parti del mondo. Questo
ha colpito profondamente la coscienza degli americani come Nazione. E rimane tuttora,
sette anni dopo gli attacchi, la paura che possa succedere di nuovo.
D.
– Come è cambiato il modo di vivere, anche di pensare, di programmare il futuro?
R.
– Questa paura del terrorismo influisce sulla vita di ogni americano ogni giorno,
su come si deve vivere giorno per giorno. Quando si prende un aereo, ci sono mille
controlli e i genitori hanno più paura per i figli quando prendono un aereo per andare
all’estero o quando studiano all’Università … E’ una cosa che pesa sulle menti degli
americani, sui loro pensieri, sul loro modo di vivere, con un po’ di frustrazione,
devo dire. Tante cose sono cambiate: non siamo più spensierati, liberi di muoverci;
si deve stare molto più attenti, e sempre.
D. – Cosa
pensano, ad esempio, gli americani del fatto che forse nel resto dell’Occidente il
ricordo dell’11 settembre non è più così forte, così drammatico: insomma, c’è la sensazione
che si voglia cambiare pagina in fretta …
R. – No:
anche in America attualmente è in corso un dibattito su quanto dobbiamo ricordare
ancora questa data. Per esempio, oggi ci sono tante cerimonie in tutti i siti coinvolti
negli attacchi, però ogni anno diminuisce sempre più la gente che viene a ricordare
l’11 settembre. Ecco: anche in America adesso ci si chiede: quando dobbiamo voltare
pagina? Non si vuole dimenticare quello che è accaduto ma non sanno come portarlo
avanti nel futuro. Quindi, il resto del mondo magari ha già voltato pagina: è normale!
E’ successo a noi, non è successo in Gran Bretagna e quindi è normale che tutto il
mondo cambi pagina.