Dopo la decisione dell’OPEC di ridurre la produzione di greggio, risale il prezzo
del petrolio
Sono in rialzo le quotazioni del petrolio, dopo la decisione dell’Organizzazione dei
Paesi esportatori di petrolio (OPEC) di tagliare la produzione di greggio di oltre
500 mila barili al giorno. A Londra il Brent è risalito a 101,17 dollari al barile,
dopo aver toccato i 98,89 dollari sui mercati asiatici. A New York la quotazione è
di 104,13 dollari sul circuito elettronico. Sul significato della decisione dell’OPEC,
Stefano Leszczynski ha intervistato Mario Deaglio, docente di Economia
internazionale all’Università di Torino:
R. -
Significa che c’è stato un chiaro ‘altolà’ al mercato per non far scendere troppo
questa quotazione che ha ormai raggiunto il livello simbolico di 100 dollari al barile.
Quotazione che stava calando ulteriormente.
D. –
Aveva lasciato tutti un po’ a bocca aperta il fatto che, questa notte, il prezzo del
petrolio fosse sceso sotto i 100 dollari al barile...
R.
– Direi che questo è, per ora, la fine di una lunga storia di discesa, almeno per
il momento. Noi sappiamo che ha fatto abbassare, in circa 2 mesi e mezzo, dalle altezze
vertiginose di 150 dollari al barile, al livello di 100 dolalri; e questo è dovuto,
probabilmente, al diverso apprezzamento dei rischi geo-politici relativi al petrolio.
D.
– Si può quindi immaginare che l’andamento di questo mercato sarà sempre piuttosto
movimentato?
R. – Direi proprio di si, in quanto
la grande salita dei prezzi, dal livello 90 che era in primavera, fino ad arrivare
a quota 150, è da attribuirsi esclusivamente a quella che i non tecnici chiamano semplicemente
speculazione. Questo vuol dire che il mercato ha percepito il rischio molto forte
di un attacco americano all’Iran. Attacco che avrebbe avuto come conseguenza l’impossibilità
di far uscire il petrolio dal Golfo Persico. Quando si è visto, però, che l’attacco
non ci sarebbe stato, i mercati hanno percepito che il rischio era passato; ci si
trovava inoltre in una condizione di consumi molto deboli. Quindi, in questa situazione,
il prezzo è cominciato a scendere.
In Georgia, militari russi uccidono
un agente Soldati russi hanno sparato contro un posto di polizia georgiano
provocando la morte di un agente. Lo ha annunciato il ministero degli Interni di Tbilisi,
precisando che la sparatoria ha avuto luogo in territorio georgiano, nelle vicinanze
della Repubblica separatista dell’Ossezia del Sud. Questo episodio arriva in un momento
particolarmente delicato nel processo di pacificazione tra Mosca e Tbilisi: ieri è
stato annunciato l’avvio dei rapporti diplomatici tra Russia e Ossezia del Sud e Abkhazia.
Il governo di Mosca ha anche reso noto che nelle due regioni separatiste saranno dispiegati
almeno 7600 soldati russi. Da segnalare, poi un motivo di frizione tra Russia ed Unione
Europea. Ad essere al centro della controversia è la possibilità che gli osservatori
europei possano entrare nelle due Repubbliche separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia.
Paesi che Bruxelles non riconosce come indipendenti dalla Georgia.
Replica
russa allo scudo antimissile statunitense nell’Est Europa Missili russi saranno
puntati contro le basi in Polonia e Repubblica Ceca se sarà installato lo scudo antimissile
statunitense nell’Europa dell’Est. La Russia - ha sottolineato Nikolai Solovtsov,
comandante delle Forze missilistiche strategiche russe - “è obbligata ad adottare
misure corrispondenti in grado di impedire, in qualsiasi circostanza, che il nostro
deterrente nucleare risulti sminuito”. Il sistema antimissilistico americano prevede
varie misure difensive. In Polonia, in particolare, dovrebbero essere installate batterie
di missili intercettori. Nella Repubblica Ceca verrà predisposta una postazione radar.
USA:
parziale ritiro in Iraq, nuove truppe in Afghanistan Il presidente degli Stati
Uniti, George W. Bush, ha annunciato che il contingente americano dispiegato in Iraq
diminuirà di 8.000 soldati entro febbraio. Le forze irachene - ha spiegato Bush intervenendo
ieri alla ‘National Defense University’ di Washington - sono sempre più in grado di
condurre e vincere la battaglia. La riduzione delle forze in Iraq consentirà anche
l’invio di 4.500 militari in Afghanistan per rispondere ai sempre più intensi attacchi
compiuti da talebani e guerriglieri di Al Qaeda.
Controversia tra Iran ed
Emirati Arabi sulla sovranità di tre isole La Lega araba condanna l’occupazione
dell’Iran di tre isole degli Emirati Arabi e promette appoggio a “qualsiasi iniziativa
pacifica” per il loro recupero. Le tre isole, Abu Mousa, Grande e Piccola Tunb, da
sempre contese da Iran ed Emirati, non hanno un’importanza economica. Ma sono in una
posizione strategica, di fronte allo Stretto di Hormuz, definita “la porta del petrolio”.
Teheran, che le controlla da tempo, vi ha collocato alcuni uffici marittimi e di guardia
costiera. Secondo il Consiglio dei 21 ministri degli Esteri della Lega Araba, gli
Emirati Arabi hanno “un incondizionato diritto” sulle tre isole e l’Iran deve rimuovere
le strutture ad Abou Nousa in violazione della sovranità degli Emirati.
L’uragano
Ike si dirige verso il Texas Strade deserte e massima allerta nel timore di
inondazioni. Così l’Avana ha vissuto il passaggio dell’uragano Ike che a Cuba ha provocato
la morte di almeno 4 persone. Molto più pesante il passaggio ad Haiti dove le vittime
sono 66. In base a previsioni del Centro Uragani di Miami, Ike dovrebbe arrivare sulle
coste americane sabato prossimo, e colpire il Texas.
Primo passo dell’Ucraina
verso l’UE I negoziati tra Unione Europea e Ucraina sul nuovo accordo di associazione
si concluderanno (ASA) nel 2009. E’ quanto si legge in una nota rilasciata al termine
del vertice UE-Ucraina che ha avuto luogo ieri a Parigi alla presenza del presidente
francese, Nicolas Sarkozy, e del capo di Stato ucraino, Viktor Yushchenko. Il trattato
ASA è il primo gradino nella strada verso la piena adesione. Dopo la firma, deve essere
ratificato sia dal Paese richiedente sia dai 27 Stati membri. Gli ultimi Paesi a firmare
l’Accordo sono stati Bosnia, Serbia e Montenegro. Quest'ultimo lo ha già ratificato.
Economie
europee a rilento Segnali di recessione in Germania, Spagna e Gran Bretagna,
in base all’andamento del Prodotto interno lordo di ciascun Paese. A rivelarlo è la
Commissione europea. Anche per l’Italia frena la crescita del PIL - secondo Eurostat
- con un incremento che non dovrebbe superare lo 0,1% annuo. Il dato italiano è tuttavia
il più basso tra quelli dei sette Stati pubblicati oggi da Eurostat. Intanto, intervenendo
al Parlamento europeo, il presidente della Banca Centrale Europea, Trichet, ha detto
che l'incertezza sulle prospettive di crescita dell'Eurozona resta “particolarmente
alta, con rischi legati all'impatto negativo della crisi dei mercati finanziari”.
Corea
del Nord: Kim Jong-il non è malato Il governo della Corea del Nord ha reso
noto che il leader Kim Jong-il non è stato colpito da alcuna malattia smentendo quanto
riferito da fonti dell’intelligence americana. Tali fonti avevano infatti attribuito
ad un probabile malore l’assenza ieri di Kim Jong-il alla parata per il 60.mo anniversario
della fondazione della Corea del Nord. L’ipotesi di un problema di salute è stata
ventilata anche dalla Corea del Sud: il ministro per l’'Unificazione sudcoreano, Kim
Ha-joong, ha aggiunto che per il momento a Pyongyang “non sono comunque stati notati
segnali di anormalità”.
Srebrnica: respinta la richiesta su responsabilità
dei Paesi Bassi Il Tribunale dell'Aja ha respinto la richiesta dei sopravvissuti
e dei parenti delle vittime del massacro di Srebrenica del 1995 per il riconoscimento
delle responsabilità dei Paesi Bassi. “Lo Stato olandese - ha dichiarato il giudice
Hans Hofhuis - non può essere ritenuto responsabile delle azioni del Dutchbat”, i
Caschi blu olandesi. All’udienza del 16 giugno, i querelanti avevano accusato i soldati,
che erano incaricati di proteggere l'enclave di Srebrenica, di aver consegnato dei
rifugiati musulmani alle Forze serbe di Bosnia, violando diverse Leggi nazionali e
Trattati internazionali.
Risultati delle elezioni in Angola Il Movimento
popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA), al potere nel Paese africano, ha vinto
largamente le Elezioni legislative svoltesi nei giorni scorsi, le prime dalla fine
della guerra civile nel 2002. In base a risultati non ancora definitivi resi noti
dopo il completamento dello scrutinio, la formazione MPLA ha ricevuto oltre l’80%
dei voti. Non sono mancate tuttavia le polemiche sulla regolarità del voto. Secondo
un osservatore del Parlamento europeo, Richard Howitt, il governo avrebbe messo in
atto sistemi di pressione sui votanti schierando i militari intorno ai seggi. Secondo
il team di osservatori dell’Unione Africana, invece, le Elezioni sono state “libere,
democratiche e trasparenti”.
Zimbabwe: si cerca un’intesa per un governo
unitario Possibilità di un’intesa per il governo dello Zimbabwe: i colloqui
tra il presidente Robert Mugabe e il leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai, mediati
dal presidente sudafricano Thabo Mbeki, continuano oggi ad Harare per il terzo giorno
consecutivo. L’ipotesi su cui si sta lavorando prevede Tsvangirai come premier unico
con ampi poteri. A Mugabe resterebbe il controllo dei servizi di intelligence, il
diritto di nomina e la possibilità di revoca dei ministri.
In Nigeria ancora
un sequestro legato al settore petrolifero Otto lavoratori nigeriani e cinque
dipendenti stranieri sono stati sequestrati da un commando di uomini armati a bordo
di una nave impegnata nel rifornimento per l’industria petrolifera. Nell’area teatro
del sequestro sono attivi numerosi gruppi di ribelli che chiedono una più equa distribuzione
delle risorse derivanti da attività petrolifere. (Panoramica internazionale a cura
di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LII no. 254 E' possibile ricevere
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