2008-09-09 15:03:31

Lettera del cardinale Rivera Carrera contro la violenza a Città del Messico


Con lo sguardo rivolto alla Madonna di Guadalupe, Patrona del Messico e dell’America, l’arcivescovo di Città del Messico, cardinale Norberto Rivera Carrera, ha indirizzato ai fedeli un’accorata Lettera pastorale per far sì che “sulle ombre della violenza” possa brillare il “mistero della luce”. “Nessun cittadino, rileva il porporato, può restare indifferente o tacere di fronte alla violenza che colpisce il distretto federale”. In alcuni luoghi e ambienti, a giudizio del cardinale Rivera Carrera regnano “culture generatrici di violenza” come quelle che esasperano l’emotività rispetto alla riflessione e il lucro rispetto alla carità, così come quando si vuole far passare “come tolleranza ciò che è solo libertinaggio”. Sono queste realtà quelle che poi facilitano e addirittura incentivano “un desiderio squilibrato di potere”, condotte “nichiliste nei confronti della vita” nonché “superbia, odio e avarizia”. “In quest’ora piena di sconcerto e paradosso, in cui sembra che siamo ricchi di mezzi ma poveri di fini, molte persone anche se non hanno problemi con le cose materiali loro necessarie, si sentono sole, abbandonate, senza legami affettivi” e impotenti “di fronte all’aggressività e alla violenza”. Nel caso di altre persone e settori sociali, il cardinale Rivera Carrera ricorda invece la realtà opposta: la povertà e, in non pochi casi, la miseria estrema. La mancanza del minimo necessario per sopravvivere con dignità produce non solo lacerazione sociale, ma crea anche esclusione e risentimento. Ricordando numerosi insegnamenti della Conferenza episcopale messicana, che non ha mancato di sottolineare anche gli sforzi compiuti dal Governo e dalle diverse autorità statali per contrastare questo clima di violenza crescente, l’arcivescovo della capitale messicana nella sua Lettera elenca diversi comportamenti ed azioni necessarie per mettere l’uomo al “centro di ogni cosa senza limitare mai la sua realtà solo alla dimensione materiale. Chi trasforma l’uomo in una cosa esclude il suo essere anche trascendente, soggetto e custode del dono divino della vita”. Occorre inoltre rivolgersi anche a coloro che fanno della violenza e del crimine un metodo per la sopravvivenza e a volte un modo d’essere. Perciò è necessario potenziare, come hanno fatto le autorità recentemente, la prevenzione e la repressione, ma anche la rieducazione sociale di colui che ha messo a repentaglio la società con i suoi comportamenti criminali. È vero che la situazione è molto delicata, ma va sempre ricordato che “il fine non giustifica i mezzi”; per il cardinale Rivera Carrera la lotta contro la violenza e la criminalità spicciola, nonché contro i ‘cartelli’ del crimine, deve rispettare sempre le leggi, lo stato di diritto e i diritti umani. “Non sarà la vendetta a risolvere il problema, poiché la violenza genera solo altra violenza”. I problemi della vita non si risolvono scaraventandola nel vuoto come si fa con l’aborto, l’eutanasia, la guerra o il terrorismo, ricorda l’arcivescovo di Città del Messico e conclude sottolineando: un ultimo e quarto “comportamento che ci aiuta a combattere la situazione odierna e le sue dolorose ombre” è “l’educazione all’amore”, l’unica che può predisporre il cuore di ciascuno “all’incontro fraterno con l’altro, alla condivisione, alla coscienza che siamo stati creati da Dio come suoi figli per avere vita in abbondanza”. ( A cura di Luis Badilla)







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