In libreria la “Guida essenziale alla Sacra Bibbia” di mons. Principe. Intervista
con mons. Ravasi
Per apprendere “brevi e indispensabili nozioni” sulla Bibbia, “quelle che il cristiano
non può non conoscere per accostarsi alle Sacre Scritture”, è disponibile un nuovo,
utile strumento: la “Guida essenziale alla Sacra Bibbia”, scritta da mons. Pietro
Principe ed edita dalla Libreria Editrice Vaticana. Si tratta di “un testo nitido
e godibile, ideale per una prima apertura alle Scritture”, come sottolinea al microfono
di Amedeo Lomonaco, mons. Gianfraco Ravasi, presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura:
R. -
Penso che possa essere utile da tenere accanto alla lettura del testo per tutte quelle
persone che hanno un approccio alla Bibbia non certo sofisticato, ma neppure - direi
- abbastanza abitudinario, come accade spesso nelle nostre comunità ecclesiali. E’
quindi un primo, fondamentale, sussidio di base per l’ingresso in questo mondo molto
articolato, molto complesso e molto ricco. Non dimentichiamo che sono pur sempre 73
i libri che compongono la Bibbia nel suo insieme.
D.
- Come leggere correttamente la Bibbia e quali requisiti interpretativi sono necessari
per accostarsi alle Sacre Scritture?
R. - Io direi
che se vogliamo semplificare un po’ il movimento di accesso e di conoscenza della
Scritture, potremmo idealmente immaginare due movimenti. C’è un primo movimento che
è quello che io chiamerei “centripeto”: ritornare cioè alle origini, ritornare al
testo e cercare di camminare a ritroso, risalendo non solo a quella storia che è là
raccontata, ma anche a quella pagina, con le sue caratteristiche linguistiche - l’ebraico,
l’aramaico e il greco. Si deve ritornare a quelle coordinate storico-sociali, culturali,
religiose e politiche entro le quali si è collocata, si è incarnata la Bibbia. C’è
poi il secondo movimento, che dal centro va alla periferia, e quindi con un movimento
"centrifugo" si deve andare all’oggi: prendere quel messaggio antico, che io ho cercato
di conoscere nel suo significato profondo, e coglierne il valore permanente. Questo
vale naturalmente anche per il non credente, ma è soprattutto decisivo per il credente
che dovrà poi usare quella pagina, quel libro, come "lampada" per i passi nel cammino
della vita.
D. - La Bibbia, codice di vita cristiana
e nutrimento dell’anima, illumina quindi anche sulle grandi questioni esistenziali
dell’uomo di oggi…
R. - Le Scritture sono per eccellenza
il desiderio di rispondere alle grandi domande fondamentali dell’umanità. In pratica,
i temi ultimi sono lì nelle Scritture: c’è Dio, certamente, ma c’è anche il male;
c’è la giustizia e c’è la violenza; c’è il tema della politica, dell’onestà nella
politica e nell’esercizio della giustizia. C’è anche l’amore, la passione, l’eros,
l’ira e tutto quel groviglio oscuro di componenti che possono essere nell’interno
dell’uomo. Ma c’è anche la possibilità di portare l’uomo alla pienezza della trascendenza,
del mistero: c’è il forte senso della morte, del sangue che scorre nella storia. La
Bibbia non è un decollare dalla realtà verso cieli mitici e mistici: c’è un lamento
di un malato, c’è Giobbe che urla la sua disperazione. E’ quindi sicuramente e profondamente
incarnata nella storia. I piedi sono sul terreno della nostra vicenda umana, però
lo sguardo è in alto verso l’Eterno e l’infinito: quindi la morte, ma anche l’oltre
vita. Tutti questi temi ultimi, assieme a quelli penultimi della vicenda umana, sono
presenti nella Bibbia, che la rendono anche e per tutti il grande codice della nostra
civiltà, della nostra cultura, ma soprattutto della nostra umanità, naturalmente oltre
che della fede per il credente.