Lettera di Benedetto XVI nel trentennale della morte di Paolo VI: guidò la Chiesa
con sapienza nel Concilio Vaticano II, "inestimabile l'eredità del suo magistero"
Un uomo “sinceramente e profondamente innamorato della Chiesa”, che guidò in un difficile
periodo storico ma anche attraverso un grande rinnovamento interno, grazie al Concilio
Vaticano II del quale fu il primo attuatore. Sono le parole di gratitudine che Benedetto
XVI ha rivolto alla figura e alla memoria di Paolo VI, contenute in una lettera inviata
al vescovo di Brescia, Luciano Molinari, nel 30.mo della scomparsa di Papa Montini.
I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:
Colpiscono
- come colpirono allora - le parole di Paolo VI che Benedetto XVI cita nella sua lettera
e che Papa Montini avrebbe dovuto pronunciare all’Angelus del 6 agosto 1978 sulla
Trasfigurazione di Cristo ma che per la sua scomparsa rimasero invece sulla carta,
assumendo tuttavia un alto valore simbolico. “Quel corpo, che si trasfigura davanti
agli occhi attoniti degli apostoli, è il corpo di Cristo nostro fratello, ma è anche
il nostro corpo chiamato alla gloria; quella luce che lo inonda è e sarà anche la
nostra parte di eredità e di splendore. Siamo chiamati a condividere tanta gloria,
perché siamo "partecipi della natura divina”. Con la morte di Paolo VI, scrive il
Papa, scomparve un “figlio della terra bresciana” che “fu chiamato dalla Provvidenza
divina a guidare la Chiesa in un periodo storico segnato da non poche sfide e problematiche”
e, contemporaneamente, ad essere “ il timoniere della barca di Pietro” durante la
celebrazione del Vaticano II “e negli anni della sua prima attuazione”. Benedetto
XVI si dice colpito dall’“ardore missionario” che animò Papa Montini, spingendolo
“ad intraprendere - annota - impegnativi viaggi apostolici anche in nazioni lontane
e a compiere gesti di alta valenza ecclesiale, missionaria ed ecumenica”.
Con
il passare degli anni, osserva ancora Benedetto XVI, “diventa sempre più evidente
l'importanza per la Chiesa e per il mondo del suo Pontificato, come pure l'inestimabile
eredità di magistero e di virtù che egli ha lasciato ai credenti e all'intera umanità”.
Nel sottolineare la sua personale gratitudine verso Paolo VI, che nel 1977 lo nominò
arcivescovo di Monaco e poco dopo lo creò cardinale, Benedetto XVI conclude la lettera
ringraziando Dio “per aver donato alla Chiesa” un pastore così “sinceramente e profondamente
innamorato della Chiesa e così vicino alle attese e alle speranze degli uomini del
suo tempo” e “auspicando vivamente che ogni membro del Popolo di Dio sappia onorare
la sua memoria con l'impegno di una sincera e costante ricerca della verità”.