Quando la violenza non spegne la fede: la testimonianza cristiana di Ingrid Betancourt.
Una riflessione di padre Federico Lombardi
Pace, rispetto, fede, speranza. Nei giorni scorsi, Ingrid Betancourt è passata a Roma
e in Vaticano lasciando dietro di sé parole di straordinario spessore, se rapportate
a ciò che è stata costretta a subire nei suoi sei anni di prigionia per mano alla
guerriglia del suo Paese. Sulla testimonianza dell'ex senatrice franco-colombiana
si sofferma con questa riflessione il nostro direttore generale, padre Federico
Lombardi:
“Vorrei
dire alle FARC: il mondo vi sta guardando e vi chiede di aprire il cuore, di fare
spazio ai sentimenti di amore e di perdono, aldilà della convenienza, dell’odio e
della vendetta. Non date corso solo al crimine, alle armi. Date voce a tutti i colombiani,
quelli che la pensano come voi e quelli che non la pensano come voi”. Dopo essere
stata ricevuta dal Papa, Ingrid Betancourt si è rivolta così ai capi della guerriglia
che l’ha tenuta sei anni prigioniera nella selva colombiana, e che continua tuttora
a trattenere centinaia di ostaggi.
La sua testimonianza,
densissima di tratti esplicitamente spirituali e cristiani, rischierà forse di non
essere presa troppo sul serio da una mentalità laicista, ma in una prigionia tanto
lunga le prospettive su che cosa è veramente importante nella vita cambiano. E non
è solo Ingrid a testimoniarlo, lo hanno detto anche diversi altri sequestrati. Le
ideologie si appannano e sale in primo piano ciò che sta in fondo al cuore: ciò che
si crede e che permette i rapporti con gli altri sulla base del rispetto, della fraternità
e della pace. “Senza fede non hai speranza, e senza speranza non hai forza per continuare
a lottare”, continua Ingrid: lottare per un mondo riconciliato. Ci auguriamo che possa
continuare ad annunciare proprio questo messaggio di pace. Sarà il contributo più
prezioso che questa fragile donna, riemersa miracolosamente dalla selva, potrà dare
al nostro mondo malato di odio.