E’ arrivata anche la soddisfazione del commissario europeo all'Allargamento, Olli
Rehn, per la visita in programma domani a Yerevan, in Armenia, del presidente turco,
Abdullah Gul. L’occasione è data dalla partita di calcio Armenia-Turchia, valida per
le eliminatorie dei Mondiali del 2010 in Sudafrica. “Spero che quello del presidente
Gul - ha detto il commissario UE - sia un primo passo importante, seguito presto da
altri che conducano ad una normalizzazione delle relazioni fra i due Paesi”. Una missione,
quella del capo di Stato turco, che viene vista da molti osservatori internazionali
come una svolta nei rapporti tra Ankara e Yerevan. Sul perché di questa lettura, Giada
Aquilino ha intervistato Antonio Ferrari, inviato speciale ed editorialista
del Corriere della Sera: R. - Perché
tra i due Paesi non vi sono relazioni diplomatiche, che furono interrotte dopo le
vicende del Nagorno-Karabakh, quando cioè da una parte l’Armenia affermava di non
essere intervenuta a sostegno quella maggioranza degli abitanti del Nagorno-Karabakh,
che è armena, mentre la Turchia sosteneva che, di fatto, si trattava di una occupazione
dell’Armenia sul territorio dell’Azerbaigian. Si ruppero quindi le relazioni, complicate
poi anche dalla questione del genocidio degli armeni: i turchi continuano ad ammettere
che ci fu un massacro, ma dovuto ad una situazione di guerra, verso la fine dell’impero
ottomano. Viceversa, gli armeni e molti altri sostengono che fu un genocidio, perché
morirono un milione e mezzo di persone su una popolazione totale di poco più di tre
milioni. L’invito che è stato rivolto dal presidente armeno al presidente Gul è stato
accolto, ma ovviamente non dobbiamo dimenticare le ragioni dal punto di vista energetico
e strategico. D. - Proprio sulle divergenze dei due Paesi sul
massacro degli armeni ai primi del Novecento, quali passi si possono compiere? R.
- Molti intellettuali turchi hanno accettato l’idea che ci fu: poi si può chiamare
“massacro” o si può chiamare “genocidio”: hanno posto il problema, lo ha fatto Pamuk,
lo hanno fatto altri ed oggi il dibattito in Turchia è aperto su questo problema.
Non c’è più la chiusura definitiva che c’era fino a poco tempo fa. C’è da dire che
gli armeni stanno facendo di tutto per favorire l’arrivo dei tifosi turchi: se ne
attendono circa 5 mila, che non avranno bisogno di visto ed entreranno praticamente
gratis allo stadio. A volte le sport può davvero essere utile e davvero essere importante.