Lituania: la secolarizzazione sta cambiando il volto del cattolicesimo
La libertà e l’influenza dei modelli di vita occidentali hanno cambiato il volto del
cattolicesimo in Lituania, il cui aspetto più evidente è la forte penuria di sacerdoti.
Ad affermarlo è il Presidente della Conferenza episcopale lituana, mons. Sigitas Tamkevicius
che, in un’intervista all’agenzia cattolica polacca Kai, spiega come le profonde trasformazioni
intervenute nella società lituana dall’indipendenza nel 1990 pongano serie sfide alla
Chiesa locale. “Dopo decenni di occupazione sovietica – dice l’arcivescovo di Kaunas
ripreso dall'agenzia Cns - abbiamo accettato indiscriminatamente tutte le idee occidentali,
come se fosse tutto buono. La libertà ha dato tante possibilità, ma la maggior parte
dei lituani non è in grado di usarla in modo responsabile”. Tra gli effetti più drammatici
di questo mutamento vi è la crisi delle vocazioni. Se i primi anni di indipendenza
conobbero un’impennata degli ingressi nei seminari lituani (anche se solo la metà
di quei seminaristi sono poi diventati sacerdoti) “oggi è molto più difficile trovare
giovani che decidono di intraprendere il sacerdozio”. E il motivo, secondo mons. Tamkevicius,
è presto detto: “Molte famiglie hanno uno o due figli che crescono nel benessere che
non incoraggia a dedicarsi a Dio. In un ambiente secolarizzato in cui il denaro conta
su tutto non dobbiamo sorprenderci se ci sono poche vocazioni”. Ma a cambiare è stato
anche il modo in cui i sacerdoti affrontano le nuove sfide della società: se sotto
l’Unione Sovietica la Chiesa era l’unica istituzione a tenere testa al regime e a
difendere i diritti della nazione lituana, oggi – lamenta mons. Tamkevicius che, per
il suo impegno in difesa dei diritti umani, ha subito sei anni di lavori forzati e
di esilio - prevale una certa timidezza. Soprattutto sui temi eticamente sensibili,
quali ad esempio l’aborto, molti sacerdoti temono di pronunciarsi per “non suscitare
reazioni negative”. (L.Z.)